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Legge marziale in Thailandia, censura sui media

(Keystone-ATS) La Thailandia si è svegliata questa mattina sotto la legge marziale, proclamata nella notte dal capo di stato maggiore Prayuth Chan-ocha dopo sei mesi di una crisi politica costata 28 morti e oltre 800 feriti. Il provvedimento assegna accresciuti poteri alle forze armate, ed è stato preso senza consultare il governo. Ma nonostante i soldati nelle strade a Bangkok e la censura imposta su decine di radio e tv, i militari negano che si tratti di un colpo di stato.

Invocando la necessità di “ripristinare la pace e l’ordine”, il generale Prayuth ha annunciato la decisione con un messaggio video alle 3 di notte. I dettagli del provvedimento sono ancora in via di definizione. Ma è già chiaro che l’esercito ha ora il potere di censurare giornali e tv e sul campo ha già sostituito la polizia per quanto riguarda il compito di sorvegliare gli accampamenti delle due opposte fazioni in cui si è spaccato il paese, pro e contro il governo espressione del campo fedele all’ex premier Thaksin Shinawatra (in auto-esilio e a sua volta deposto da un golpe nel 2006).

L’annuncio, arrivato pochi giorni dopo l’avvertimento che l’esercito sarebbe intervenuto “con tutte le forze” nel caso le violenze fossero continuate, ha colto molti di sorpresa dato che entrambi i movimenti in piazza – i ‘rossi’ pro-governativi da una parte, i ‘gialli’ monarchici e anti-governativi dall’altra – sembravano negli ultimi giorni in attesa degli eventi, confinati in accampamenti in diverse zone della capitale. La decisione è stata comunque festeggiata dai secondi, e condannata dai ‘rossi’.

Se si tratti di un golpe o no, lo diranno i prossimi eventi. Ma non è un segreto che, nell’estrema radicalizzazione politica thailandese, l’esercito è considerato parte di quell’establishment militare-giudiziario che difende gli interessi dell’élite dietro lo scudo di legittimità fornito da una monarchia semi-divina. Due settimane fa, la premier Yingluck Shinawatra – sorella di Thaksin – è stata destituita per abuso di potere dalla Corte costituzionale. Quel che resta dell’esecutivo è di fatto impossibilitato a governare, e il Senato – unica Camera al momento attiva, per metà formata da membri nominati dall’élite – sta considerando di nominare un nuovo premier “neutrale” senza far tornare il Paese al voto.

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