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Lettonia: primi i filorussi, schiaffo a Dombrovskis

Il premier uscente Maris Kucinskis al voto. Non sarà probabilmente lui a guidare il prossimo governo. Keystone/EPA/VALDA KALNINA sda-ats

(Keystone-ATS) Rompicapo in Lettonia dopo il voto politico: il presidente della repubblica Raimonds Vejonis si troverà di fronte a una decisione complicata nei prossimi giorni, quando dovrà incaricare un potenziale premier per cercare di formare un governo.

Se dalle urne emerge infatti il primato del partito filorusso Concordia al 19,8%, questa formazione avrà comunque scarse possibilità di dar vita a un governo.

Lo scenario che si presenta al Paese – come peraltro avvenuto in tutte le ultime elezioni politiche nei Paesi dell’Unione europea – è invece una lunghissima trattativa tra forze politiche anche molto diverse, per mettere in piedi una qualche coalizione.

In questo contesto, si registra il brusco calo di consensi per il partito liberal-conservatore, una volta potentissimo, del vicepresidente della Commissione europea ed ex premier del Paese baltico, Valdis Dombrovskis, considerato un ‘falco’ dell’austerità. Il suo Unità (‘Vienotiba’ in lettone) – uno dei tre partiti che compongono la maggioranza uscente – è crollato al 6,7%, ottenendo appena otto seggi. Alle politiche del 2014, registrò il 21,8% con 23 seggi.

Ora Dombrovskis si dice comunque “fiducioso che il Paese sarà in grado di istituire un governo fermamente pro-europeo”, anche se a guidarlo non sarà più probabilmente il premier uscente Maris Kucinskis. La maggioranza tripartitica di centro-destra, dimezzata nei consensi, dovrà cercare nuove alleanze pescando tra una serie di formazioni che viaggiano intorno al 10-13%. Secondo gli analisti locali, alla fine si potrebbe arrivare a un ‘pentapartito’, che rischia tuttavia di avere problemi di tenuta, per le distanze programmatiche tra le formazioni.

E’ invece altamente improbabile che a formare l’esecutivo sia chiamato il partito Concordia, che ha nella minoranza russa il proprio elettorato di riferimento e che finora è stato sempre tenuto fuori dalla stanza dei bottoni grazie a una sorta di cordone sanitario messo in atto dalle altre forze politiche, preoccupate dell’eventuale ingresso di un cavallo di Troia del Cremlino negli affari politici europei: fino al 2017 Concordia aveva anche un accordo di cooperazione col partito di Putin Russia Unita. Al momento, soltanto i secondi arrivati, i populisti euroscettici di Kpv Lv sarebbero disponibili ad allearsi coi filorussi, ma il loro 14,2% non è comunque sufficiente a garantire una maggioranza.

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