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Liberata in serata presunta attivista ETA

L'attivista basca dell'ETA Nekane Txapartegi. augenauf sda-ats

(Keystone-ATS) È tornata libera in serata la presunta attivista basca dell’ETA Nekane Txapartegi, detenuta in Svizzera da un anno e mezzo in vista dell’estradizione verso la Spagna.

La Confederazione ha revocato la sua carcerazione ed è stata rilasciata poco dopo le 20.30, ha reso noto l’organizzazione di difesa dei diritti dell’uomo augenauf (apri gli occhi).

La sua effettiva liberazione è stata incerta fino a questa sera. In un primo tempo la donna è stata infatti trattenuta. È necessario attendere la decisione del Tribunale amministrativo federale (TAF) in merito a una sua domanda di asilo, respinta dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM), è stato indicato da Rolf Zopfi, portavoce di augenauf.

Il rilascio della donna interviene all’indomani di una decisione delle autorità spagnole: l’Audiencia Nacional di Madrid, la massima corte giudiziaria del Paese, ha stabilito che la condanna nei suoi confronti è caduta in prescrizione.

I legali di Txapartegi avevano inoltrato all’inizio di settembre una domanda all’Audiencia Nacional volta a verificare la prescrizione, ha spiegato oggi all’ats Olivier Peter, uno degli avvocati della presunta attivista, confermando l’informazione di augenauf.

La corte ha ritirato ieri sia la richiesta di estradizione sia il mandato d’arresto internazionale spiccato da Madrid contro la donna. Neppure la procura spagnola ha manifestato opposizione alcuna durante la procedura davanti all’Audiencia Nacional, ha riferito Peter.

I legali della donna, appena saputo della decisione della corte spagnola, ieri hanno chiesto all’Ufficio federale di giustizia (UFG) la sua immediata liberazione. “Non c’è alcuna ragione per escludere il suo rilascio sin da oggi. È detenuta in modo arbitrario da un anno e mezzo”, ha detto il legale all’ats prima che fosse nota la decisione dell’UFG. La liberazione è la questione principale, ma in un secondo tempo “valuteremo sicuramente” una richiesta di indennizzo.

La donna era stata condannata nel 2007 e poi di nuovo in appello nel 2009 in Spagna a una pena detentiva di sei anni e nove mesi – in seguito ridotti lo scorso febbraio a tre anni e sei mesi a causa di una modifica di legge – per sostegno all’organizzazione terroristica ETA, il cui scopo era l’indipendenza del popolo basco. La presunta attivista si era resa irreperibile prima di scontare la pena.

Txapartegi era stata arrestata in Spagna nel 1999. Dopo nove mesi in detenzione preventiva era stata liberata su cauzione. La donna è poi stata arrestata a Zurigo il 6 aprile del 2016 in base a un mandato d’arresto internazionale spagnolo.

Txapartegi sostiene di aver vissuto in Svizzera sotto falso nome sin dal 2009. Nel corso della procedura di estradizione ha dichiarato di essere stata condannata sulla base di una confessione estorta sotto tortura. Ha anche affermato che le autorità spagnole non hanno indagato a fondo su questi episodi.

Alla fine di giugno il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona aveva respinto un ricorso della presunta attivista contro l’estradizione in Spagna decisa dall’UFG.

Nella sua decisione, il TPF ricordava che l’ETA è considerata un’organizzazione criminale dalla giurisprudenza svizzera.

Il TPF non era entrato nel merito delle considerazioni della donna sui trattamenti disumani che pretende di aver subito in carcere in Spagna, “paese di tradizione democratica”. “Non compete al giudice dell’estradizione ripetere il processo spagnolo o sostituirsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo”, precisava la corte di Bellinzona.

Il 24 aprile scorso, il relatore dell’Onu sulla tortura – lo zurighese Nils Melzer – aveva chiesto alla Svizzera di non procedere all’estradizione dell’attivista. Secondo Melzer, in Spagna Txapartegi è stata detenuta in isolamento per cinque giorni, durante i quali avrebbe subito diverse torture. “Solo al termine di un brutale interrogatorio c’è stata la confessione”, ha aggiunto.

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