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Libia: combattimenti e potenti esplosioni a Tripoli

(Keystone-ATS) Potenti esposioni hanno scosso lo scorsa notte Tripoli, i cui quartieri sono teatro di violenti scontri tra i ribelli e le forze del regime del colonnello Muammar Gheddafi.

Esplosioni e spari e tiri di contraerea si sono uditi in crescendo in varie zone della capitale, fra cui i quartieri e sobborghi orientali di Tajoura, Soug Jomaa e Arada, dopo la fine del digiuno quotidiano per il Ramadan, secondo molti residenti, diversi dei quali parlano di gente scesa nelle piazze e nelle strade.

Con il passare del tempo l’intensità degli spari e delle esplosioni è andato crescendo e diversi testimoni hanno detto di aver ricevuto un SMS dal regime che li incitava a “scendere nelle piazze e nelle strade per eliminare gli agenti armati”.

A tarda notte poi un portavoce del regime, a conferma che qualcosa stava succedendo nella capitale, ha detto alla televisione di stato che “pochi gruppi di qualche decina” di persone si sono “infiltrate a Tripoli” con le armi, aggiungendo però che “sono state eliminate” e che la capitale libica “è al sicuro” dopo l’arresto di “agenti algerini, tunisini ed egiziani”.

“La rivoluzione è ufficialmente iniziata sabato sera, dall’interno di Tripoli, in diverse zone della citta”, ha affermato un portavoce dei ribelli citato dalla Cnn, Jumma Ibrahim. Secondo la fonte, proveniente dalla zona delle montagne dell’ovest, “si attende ora che si espanda in tutta Tripoli”.

Seif al Islam, uno dei figli del colonnello libico Muammar Gheddafi, ha dichiarato che il regime di Tripoli “non abbandonerà mai la battaglia” invitando al contempo la ribellione al dialogo.

In un discorso trasmesso alla tv ufficiale, Seif al Islam ha spiegato: “Abbiamo il fiato lungo. Siamo sulla nostra terra e nel nostro paese. Resisteremo sei mesi, un anno, due anni… e vinceremo”. Affermando che resistere è la decisione dell’intero popolo libico e che la sua “famiglia ha già pagato il conto”, il figlio del colonnello ha tuttavia lanciato un appello per il dialogo alla ribellione: “Se volete la pace, siamo pronti” ha esclamato ricordando è in corso di elaborazione un progetto di revisione costituzionale.

Fuori dalla città da giorni i combattimenti si concentrano sul fronte occidentale tra Zawiah, Zlitan, Garyan, per circondare la capitale e lanciare l’assalto finale. Nome in codice dell’operazione ‘Alba della sposa del mare’, dall’appellativo con cui viene chiamata Tripoli.

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