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Libia: ONU, autorità locali coinvolte in traffico migranti

La missione ONU in Libia Unsmil continua a ricevere "credibili informazioni sul coinvolgimento di autorità statali e locali nel contrabbando e traffico di migranti. KEYSTONE/AP/RENATA BRITO sda-ats

(Keystone-ATS) La missione ONU in Libia (Unsmil) continua a ricevere “credibili informazioni sul coinvolgimento di autorità statali e locali nel contrabbando e traffico di migranti”: l’accusa viene dall’ultimo rapporto del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, sulla Libia.

Il rapporto rivela che il modello di business dei trafficanti ha continuato ad evolversi e ad adattare le tattiche in un ambiente che l’instabilità rende sempre più difficile.

In un clima di generale illegalità, “gruppi armati ottengono significativi profitti imponendo balzelli in cambio servizi di protezione ai convogli dei trafficanti”.

La Commissione Onu di esperti sulla Libia – continua il rapporto – ha espresso preoccupazione per il tentativo di vari gruppi di legittimarsi facendo finta di sostenere gli sforzi anti-traffico allo scopo di ricevere assistenza tecnica e materiale dall’estero.

Intanto i centri di detenzione, tra cui Khoms, Suq al-Khamis and Zawiyah, sono diventati “paradisi del traffico e di possibili sparizioni forzate”. Dall’inizio dell’offensiva in Libia il 4 aprile del 2019, centinaia di persone intercettate dalla Guardia Costiera sono state mandate nei centri del Direttorato anti-immigrazione e in centri non ufficiali controllati dalle milizie. Altre sono scomparse dopo lo sbarco: “Richieste di localizzare queste persone non hanno ricevuto risposta da parte del Governo di Accordo Nazionale”, afferma il rapporto del Segretario Generale.

Citando dati Unhcr, Guterres calcola che circa 4.700 profughi e migranti siano detenuti in Libia, mentre le autorità libiche parlano di altre migliaia prigioniere dai trafficanti in centri a cui Unhcr non ha accesso.

Il segretario generale esprime preoccupazione per il clima di impunità a fronte di sistematiche violazioni di diritti umani, “particolarmente a causa del vuoto creato dalla debolezza delle forze dell’ordine e della generale mancanza di sicurezza”.

Tragiche le condizioni in cui migranti e profughi sopravvivono nei centri e durante il viaggio verso la costa: “Costretti alla fame, a subire violente percosse, torture con il metallo incandescente, scosse elettriche, violenze sessuali e di genere”. Unicef ha osservato che quasi metà delle donne e delle ragazze ha denunciato atti di violenza sessuale. Molte in vista della partenza, si provvedono con metodi di contraccezione di emergenza.

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