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Libia: Ueli Maurer, un intervento urgente non pianificato

(Keystone-ATS) Il ministro della difesa svizzero Ueli Maurer è critico nei confronti dell’intervento militare dell’alleanza internazionale in Libia: è convinto che con la sola aviazione non si possa raggiungere l’obiettivo di difendere la popolazione dagli attacchi delle forze di Gheddafi.

“I combattimenti a terra continuano. E qui l’ONU non intende intervenire”, osserva Maurer in un’intervista ai quotidiani “Tages-Anzeiger” e “Der Bund”. Il responsabile del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) ricorda che in Libia si è stati costretti ad agire d’urgenza senza tempo a sufficienza per pianificare: è stato “un intervento di pompieri” per domare prontamente le fiamme.

Quando gli si domanda se considera giusto l’intervento, il ministro afferma che come membro del governo sostiene le sanzioni dell’ONU, ma ritiene “condivisibili” le richieste di una stretta neutralità da parte del suo partito, l’UDC. “Anche la discussione all’interno della NATO e nei Paesi a noi vicini mostrano che la questione libica si può valutare in maniera molto differente”, aggiunge.

Finora la Svizzera è stata attraversata da un convoglio di una ventina di veicoli britannici, ma, dato che l’operazione militare in corso durerà mesi, Maurer non esclude che la Confederazione riceva altre richieste di sorvolo o di attraversamento del suo territorio da parte di mezzi militari stranieri.

Sottolinea inoltre che per ora non si sa se l’ingerenza delle forze alleate possa evitare un massacro nella città di Bangasi, roccaforte della rivolta anti-Gheddafi. Ci sono indicazioni contraddittorie sulla forza delle truppe del “Colonnello” e sulla dotazione di armi dei rivoltosi.

Secondo il capo del DDPS, “nel peggiore dei casi la regione sarà destabilizzata per decenni”, con un corollario di problemi economici, tensioni sociali, migrazioni di massa, terrorismo e criminalità.

Maurer osserva che nel mondo arabo nel suo insieme sono in atto “cambiamenti epocali” e si mostra pessimista sui prossimi sviluppi: nessuno dei paesi arabi interessati dalle sommosse ha esperienze democratiche, e il processo di democratizzazione non sarà certamente così veloce come in Europa orientale.

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