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Libia: Zawia in mano ai ribelli

(Keystone-ATS) La cittadina di Zawia, a una ventina di chilometri da Tripoli, è in mano ai rivoltosi che hanno issato la bandiera libica pre-Gheddafi I ribelli si sono impossessati di molte armi e carri armati. Lo ha constatato l’inviato dell’agenzia di stampa italiana ANSA.

L’esercito libico è schierato tutto intorno alla città a circa 5 chilometri. Gli insorti, che hanno accolto con grande calore i giornalisti stranieri giunti sul posto, affermano che in tre giorni di combattimenti ci sono stati 16 morti. Vogliono soprattutto ribadire che i soldati hanno sparato contro i civili. Nella piazza si vedono edifici bruciati, bombardati e sui muri i segni di numerosi colpi di artiglieria.

Le uscite della piazza sono state bloccate con una decina di carri armati rimasti in loro possesso. Gli insorti affermano che sono stati abbandonati da soldati che hanno defezionato, una versione smentita dalle fonti ufficiali.

Oltre ai carri armati molte sono le armi, tanti i kalashnikov, rimasti in mano agli insorti.

Al termine della preghiera circa 6000-7000 persone stanno marciando sulla piazza della cittadina gridando slogan contro Gheddafi: “Gheddafi è finito”, “il regime è finito”. Sono solo uomini perchè le donne e le famiglie sono state mandate fuori dalla città. Nelle loro mani ci sono anche due soldati che sono stati presi prigionieri e che nei prossimi giorni verranno rimessi in libertà. Sulla città sventola la bandiera libica monarchica.

Intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel ha auspicato oggi che il leader libico Muammar Gheddafi se ne vada definendo il voto al consiglio di sicurezza dell’Onu che ha approvato le sanzioni “un segnale forte”.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) da parte sua stima che circa 100.000 persone hanno lasciato la Libia nell’ultima settimana.

“Facciamo appello perchè la comunità internazionale risponda rapidamente e generosamente per aiutare i governi a fronteggiare l’emergenza”, ha detto l’alto commissario Antonio Guterres riferendosi in particolare a Tunisia ed Egitto, dove si sono riversati migliaia di profughi.

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