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Mali: furia jihadista contro un mausoleo a Timbuctù

(Keystone-ATS) Gli jihadisti che, da qualche settimana hanno preso il potere a Timbuctù, si sono scagliati contro un altro dei simboli dell’islam moderato, il mausoleo che celebra Cheick Sidi Mahmoud ben Amar, uno dei “333” santi venerati nella città e le cui spoglie sono custodite nella città da secoli. Il mausoleo è tra l’altro considerato dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

L’oltraggio segue quello di qualche giorno fa, quando gli estremisti islamici hanno cominciato a distruggere le statue che raffigurano Alfarouk, il mitico cavaliere protettore da secoli di Timbuctù e dei suoi abitanti.

Atti che a qualcuno hanno ricordato la distruzione delle statue del Buddah, a Bamiyan, ad opera dei talebani in Afghanistan. L’attacco al mausoleo ha una spiegazione nel fatto che, per gli jihadisti, la devozione nei confronti dei “333 santi” (come vengono chiamati gli eruditi che, nei secoli scorsi, sclsero Timbuctù per i loro studi, facendone un centro vitale dell’intero islam) è blasfema e, quindi, da osteggiare.

Ieri pomeriggio il mausoleo di Cheikh Sid Mahmoud ben Amar, considerato uno dei più grandi studiosi dell’islam, è stato profanato da un gruppo di jihadisti, formato da elementi armati di al Qaida nel Maghreb islamico e di Ansar Dine (il braccio maliano di Aqmi). L’oltraggio non avrebbe avuto testimoni se ieri pomeriggio molti fedeli non avessero raggiunto il mausoleo per la “viara”, quando i credenti si raccolgono in preghiera sulle tombe o nei mausolei degli eruditi dell’islam e che a Timbuctù è una consuetudine molto sentita.

Gli jihadisti, anche davanti a decine di testimoni, non si sono fermati e quando uno dei fedeli ha cercato di convincerli ad interrompere la loro azione l’hanno preso a schiaffi, minacciandolo. Gli uomini di Aqmi e di Ansar Dine sono rimasti per ore nel mausoleo, abbandonandolo solo a tarda sera.

La notizia che gli estremisti avevano portato oltraggio all’edificio che accoglie le spoglie di Cheikh Sidi Mahmoud ben Amar (il mausoleo è uno dei sedici, tra tombe e mausolei considerati patrimoni dell’Umanità dall’Unesco dentro la città di Timbuctù, anch’essa, nella sua interezza, meritevole di questo riconoscimento) ha scosso gli abitanti che ieri sera hanno protestato, ma senza alcun risultato.

Un atto di coraggio, considerato il clima che gli jihaisti hanno instaurato nella città, dove ormai la giustizia è stata sostituita dalla sharja (la legge islamica) di cui qualche ladruncolo ha già fatto, dolorosamente, le spese. Un rappresentante politico della città (se Timbuctù, di fatto sotto il tallone dgeli jihadisti, può ancora esprimerne), il deputato el-Hadji Baba ha detto, riferendosi al mausoleo, che “si tratta di una parte dell’umanità.

È una parte della storia dell’umanità che è stata attaccata; costoro non sono dei musulmani”. Reazioni sdegnate anche a Bamako, capitale maliana, che ormai però non ha nessuno controllo su quanto accade al nord.

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