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Manchester: scende il livello d’allerta, la paura resta

A Manchester scende il livello d'allarme, ma la paura resta KEYSTONE/AP/RUI VIEIRA sda-ats

(Keystone-ATS) La Gran Bretagna abbassa lo stato di allerta nazionale a 5 giorni dal sanguinoso attentato suicida di Manchester, sullo sfondo di un week end che resta però di blindata anormalità: dallo stadio di Wembley ai luoghi di svago e non solo.

Il ridimensionamento del livello di guardia è messo alla prova nel giro di poche ore dall’evacuazione del teatro Old Vic, uno dei più prestigiosi di Londra, col fuggi fuggi di centinaia di spettatori a metà performance per un allarme bomba rivelatosi falso dopo l’arrivo in forze della polizia.

Mentre il dossier terrorismo diventa terreno di scontro in vista del voto dell’8 giugno: con la premier Tory, Theresa May, all’attacco del laburista, Jeremy Corbyn, sulle presunte ‘colpe’ occidentali, a cominciare dalla controversa guerra di Libia del 2011.

Proprio May ha convocato di ritorno dal vertice G7 di Taormina una nuova riunione del comitato d’emergenza Cobra, conclusasi con l’annuncio più atteso: l’allerta, portata dopo Manchester al livello ‘critico’, il più minaccioso, torna a ‘severo’. In sostanza significa che un nuovo attacco è ora considerato “altamente probabile”, non più concretamente “imminente”.

Una segnale di ‘distensione’ parziale: la caccia all’uomo non è infatti finita, anche se si stringe il cerchio attorno alla cellula dalla quale si ritiene sia venuto fuori Salman Abedi, il 22enne figlio d’ex rifugiati libici legati a quella che fu l’opposizione islamica a Gheddafi che lunedì s’è fatto esplodere all’uscita del concerto di Ariana Grande uccidendo 22 persone (tra cui 7 bambini) e ferendone decine.

La giornata è stata segnata a Manchester dal fermo di altri due giovani sospetti, di 20 e 22 anni. Non solo: blitz e perquisizioni di polizia si sono susseguite nella zona di Cheetam Hill, a nord e in quella di Moss Side, a sud, dove vivono diversi libici. In totale il numero degli individui detenuto è salito così a 11: tutti uomini, in buona parte legati alla famiglia Abedi e – sembra – a un altro nucleo d’ex dissidenti libici.

Mark Rowley, vicecapo di Scotland Yard e numero uno dell’antiterrorismo, ha assicurato che si tratta di sviluppi investigativi importanti e ha invitato i sudditi di Sua Maestà ad “andare in giro e divertirsi” nel fine settimana. Ma ha ammesso che il lavoro non è concluso: altri complici sono a piede libero e non si sa se tra i fermati ci sia la persona a cui il kamikaze avrebbe consegnato, forse a Londra, un secondo ordigno già assemblato.

Le misure di sicurezza rimangono ferree, come conferma l’immediata reazione nel pomeriggio all’episodio dell’Old Vic, dove stava andando in scena ‘Woyzeck’, con John Boyega, già protagonista di ‘Star Wars’. Il dispiegamento di pattuglie di agenti e militari armati nei luoghi pubblici, fatto straordinario per il regno, è del resto sotto gli occhi di tutti.

In dimensioni addirittura belliche attorno a Wembley, dove la finale dell’Fa Cup diventa l’occasione per un tributo alle vittime di Manchester da parte del principe William e del sindaco della città colpita, Andy Burnham. Se non bastasse, a rinfocolare le paure arriva il Times, denunciando come l’isola sia diventata terra d’asilo per ben “23.000 jihadisti” o affini.

Monta nel frattempo la polemica politica, complice il voto ormai vicino. Theresa May pare decisa a farne “un’arma di campagna elettorale”, come titolano Financial Times e Guardian evidenziando l’attacco lanciato dalla premier a margine del G7 al leader del Labour, Jeremy Corbyn: accusato di offrire “scuse ai terroristi” dell’Isis e soci per aver puntato ieri il dito contro la politica interventista britannica e occidentale fra le cause che fomentano la minaccia di attentati invece di ridurla.

Le testimonianze sempre più numerose dei legami qaedisti in Libia della famiglia Abedi qualche interrogativo cominciano tuttavia a giustificarlo appieno. Sulle falle di sorveglianza e d’intelligence imputate all’MI5, ma pure sulle coperture politiche accordate al padre di Salman, Ramadan: pedina non secondaria, si scopre, nelle mosse di Londra in seno a quella rivolta anti-Gheddafi che oggi sembra generare mostri.

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