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Marea Nera: BP, “ci assumiamo onere ripulitura”

(Keystone-ATS) LONDRA – La marea nera è triplicata negli ultimi tre giorni, mentre British Petroleum (Bp) va a Washington e scarica la colpa su Transocean, il colosso con sede in Svizzera proprietario della piattaforma Deepwater Horizon: “Non è stato il nostro incidente. La piattaforma era di Transocean ed è loro l’attrezzatura che si è guastata”, ha detto alla Nbc il Ceo di Bp, Tony Hayward.
“Difenderemo le spiagge. Bp è assolutamente responsabile per il petrolio. Siamo responsabili per la bonifica ed è quello che intendiamo fare”, ha detto Hayward, che oggi è volato nella capitale per incontrare il ministro dell’Interno Ken Salazar, il capo dell’Epa Lisa Jackson e il ministro della Sicurezza Interna Janet Napolitano. Tanta carne al fuoco nell’incontro, ma soprattutto il cartellino del prezzo della marea nera che ieri il presidente Barack Obama ha attribuito interamente a Bp e che, secondo l’agenzia di valutazione finanziaria Fitch, potrebbe arrivare a 2-3 miliardi di dollari solo per il lavoro di bonifica.
Nel Golfo del Messico oggi intanto le condizioni meteorologiche sono leggermente migliorate, il che agevola l’opera di contenimento della marea nera mentre nel week-end il mare agitato aveva distrutto la fragile rete di galleggianti di contenimento stesa a difesa delle coste di Mississippi e Alabama. I venti stanno cambiando e spingono verso le spiagge turistiche della Florida i tentacoli della piovra, mentre sul fondo dell’oceano il geyser sottomarino di petrolio (“Immaginate un vulcano”, ha detto il governatore della Florida Charles Crist) continua a sgorgare greggio a un ritmo di almeno 800 mila litri al giorno.
Per Bp e per Hayward, un geologo scozzese che tre anni fa ha assunto il timone del colosso petrolifero, è una battaglia su due fronti: da un lato il contenimento della falla e la bonifica del Golfo, dall’altra la selva di rivendicazioni e di azioni legali che si profilano all’orizzonte. Bp si è impegnato a pagare “tutte le richieste di indennizzo legittime e verificabili”, ha detto l’amministratore delegato, mettendo però bene in chiaro – e anticipando dunque azioni di rivalsa – che “quella piattaforma era operata da impiegati di Transocean, dai suoi sistemi”.
A ruota la replica del portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs: “Se i pescatori del Golfo non lavorano, Bp dovrà pagare”. Intanto in Congresso è scattata un’altra battaglia: tre senatori democratici hanno presentato una proposta per alzare a dieci miliardi di dollari il tetto dei danni economici legati a una perdita di petrolio offshore. Attualmente per legge il tetto oltre il quale Bp non è più costretta a pagare è di appena 75 milioni di dollari.
Deepwater Horizon è esplosa il 20 aprile e affondata qualche giorno più tardi. Per fermare la perdita di greggio che sgorga a 1’500 metri di profondità da più punti del tubo di collegamento tra piattaforma e pozzo, nei prossimi sei-otto giorni sarà calata una ‘torretta’ di cemento alta una decina di metri – quella che nei giorni scorsi è stata descritta come ‘cupola’ – in grado di immagazzinare fino a 139 mila barili di greggio, processandolo al ritmo di 15 mila barili al giorno e pompandolo in superficie.

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