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Marocco: crollo minareto, proteste per incuria umana

(Keystone-ATS) RABAT – Si sono celebrati oggi pomeriggio i primi funerali delle 41 vittime travolte ieri dal crollo del minareto e di parte della moschea di Bab El Berdieyinne, nella medina di Meknes, città nel centro del Marocco a 140 chilometri a sud-ovest di Rabat, mentre iniziano già le proteste contro le autorità locali accusate di aver ignorato gli allarmi sullo stato della costruzione.
Secondo le squadre di soccorso, tutti i corpi sono stati ritrovati e in giornata le ricerche sono state sospese. La gran parte degli 86 feriti è stata dimessa dagli ospedali tra ieri sera e oggi, 18 persone in condizioni gravi rimangono ricoverate nelle strutture sanitarie di Fes. Tutta la zona intorno alla moschea è stata recintata perché alcuni muri sono pericolanti e i negozianti della medina hanno chiuso le loro botteghe in segno di lutto.
La città è scioccata per il più grave incidente degli ultimi anni. Pioggia e inondazioni provocano spesso crolli di abitazioni, soprattutto quelle costruite con l’argilla, ma non era mai accaduto ad un luogo di culto. Il minareto di Bab El Berdieyinne, costruito nel XVIII secolo, si è sbriciolato ieri in pochi minuti cadendo sul tetto della moschea e travolgendo le oltre 300 persone riunite intorno alle 13.00 per la grande preghiera del venerdì. Alcuni testimoni hanno affermato che la tragedia è stata provocata dalle piogge intense delle ultime settimane, ma anche dall’incuria umana. “La costruzione si era leggermente inclinata rispetto all’asse originario – ha dichiarato Aziz, un insegnante elementare – e da tempo erano visibili profonde crepe sul muro esterno che indicavano un cedimento della struttura”. “Ci sono state molte segnalazioni – ha aggiunto – ma sono state ignorate, se non le avessero ignorate avremmo risparmiato molte vite umane”.
Il ministero dell’Interno marocchino ha annunciato una revisione strutturale delle moschee antiche di tutte le province del Marocco, secondo le istruzioni date questa mattina dal re Mohammed VI.

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