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Massacro Rupperswil: omicida amava i cani e scriveva di bin Laden

Il luogo del delitto KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Un uomo che amava i cani e a cui piaceva il calcio, riservato ma non asociale, che potrebbe aver male elaborato la morte prematura del padre e che, come tema del lavoro di maturità, aveva scelto Osama bin Laden e gli attacchi dell’11 settembre.

È il quadro che emerge sulla stampa domenicale del 33enne arrestato giovedì per aver massacrato quattro persone la mattina dello scorso 21 dicembre a Rupperswil (AG).

Tutti i giornali odierni dedicano ampio spazio alla vicenda costata la vita a una donna di 48 anni, ai suoi due figli di 13 e 19 anni e all’amica 21enne del primogenito. I reporter hanno indagato sul passato dell’uomo – che viveva a 500 metri dalle vittime e che fra l’altro ha abusato sessualmente del 13enne – alla ricerca di elementi che possano aiutare a spiegare quanto successo.

È emerso per esempio che negli ultimi mesi l’omicida, che come noto è di nazionalità svizzera e non aveva precedenti penali, è passato più volte davanti al luogo del delitto. “Il giovane transitava con una specie di monopattino tirato dai suoi due husky”, racconta un vicino della famiglia delle vittime in dichiarazioni riportate dalla NZZ am Sonntag. Anche altri ricordano le passeggiate con i cani. Sul profilo Facebook vi sono molte foto dei cani e fra le amicizie virtuali figurano diversi altri proprietari di animali.

Il secondo grande hobby dell’assassino – nel frattempo reo confesso – era il calcio: tifoso del Lucerna, per anni è stato allenatore in un club minore a livello giovanile, fino a quando tre anni or sono ha assunto il ruolo di coordinatore. In caso di assenze subentrava però anche alla guida di una squadra: è quanto è successo mercoledì, il giorno prima che scattassero le manette, quando era a bordo campo in una partita degli allievi C.

I colleghi dell’associazione sportiva lo descrivono come serio e preparato. Si comportava in modo riservato, ma partecipava alla vita sociale dell’organizzazione: quando c’era da bere una birra sedeva al tavolo con gli altri. Nessuno ha inoltre mai constatato nulla che faccia pensare a tendenze pedofile.

Secondo la SonntagsZeitung ai compagni di società il giovane ha raccontato di essere stato malato di linfoma e di aver sconfitto il cancro. Diceva inoltre di essere uno studente di medicina e di dormire solo quattro ore per notte, per poter studiare di mattina e di sera.

Nei diversi anni trascorsi nel club non si è mai presentato con una compagna, non ha mai parlato di amicizie femminili e non dava seguito alle battute sulle donne. Il suo motto era invece un altro: “molti dicono che sono arrogante, e lo sono”, avrebbe affermato più volte.

Il giovane è cresciuto insieme al fratello nella casa unifamiliare nel centro del paese. Stando alla Schweiz am Sonntag il suo lavoro di maturità di 27 pagine, redatto nel 2003, porta il titolo “I moventi di Osama bin Laden per gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001”.

Sempre secondo testimonianze raccolte dalla Schweiz am Sonntag per il ragazzo è stato un brutto colpo la perdita del padre, un alto funzionario cantonale morto nel 2011 all’età di 58 anni: i due avevano un rapporto molto stretto. La tomba del genitore si trova a meno di dieci metri da quelle delle vittime del fatto di sangue del dicembre scorso.

Sul caso si esprimono anche diversi esperti. Per il lo psichiatra forense Frank Urbaniok, bisogna ritenere che l’omicida avesse tendenze pedofile. “Ma il problema principale sicuramente non è la pedofilia, bensì la spiccata propensione a uccidere”, afferma lo specialistica in un’intervista alla SonntagsZeitung. “Molti pedofili non commettono reati: e coloro che commettono abusi per la maggior parte non sono violenti”.

Per la psicologa Monika Egli-Alge, direttrice dell’Istituto forense della Svizzera orientale, il comportamento dell’omicida è atipico per una persona che soffre di pedofilia. “L’uccisione delle tre persone e l’abuso sessuale fanno pensare a un altro disturbo, il sadismo”, spiega alla Schweiz am Sonntag.

Diverse testate e i commenti di numerosi lettori dei siti online lodano la polizia argoviese, che è riuscita a identificare un omicida senza precedente penali e che non aveva collegamenti con le vittime. Un lavoro effettuato in modo discreto e comunicando il successo delle indagini solo una volta risolto il caso.

Per motivi tattici gli inquirenti non vogliono rivelare come sono riusciti a risalire al 33enne: si sa solo che nessuno ha incassato i 100’000 franchi di ricompensa offerti a chi forniva indicazioni utili.

Il SonntagsBlick avanza tre possibili scenari. Secondo la prima versione, un team di “profiler” avrebbe tracciato un profilo ristretto dell’assassino, sulla cui base è stato possibile identificare l’uomo. Nel secondo scenario fondamentale è stata la sorveglianza della casa in cui è avvenuto il delitto: l’omicida ci è passato davanti più volte e può essersi comportato in modo sospetto. La terza teoria verte su un controllo di polizia effettuato poco prima dell’arresto sulla strada fra Rohr (AG) e Rupperswil (AG): gli agenti potrebbero aver notato qualcosa che ha poi fatto scattare la perquisizione dell’abitazione e poi le manette.

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