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Mercati azionari sono troppo ottimisti, dice esperto

Klaus Wellershoff mette in guardia da un'eccessiva fiducia nelle capacità delle aziende di fare utili. sda-ats

(Keystone-ATS) I mercati azionari sono al momento troppo ottimisti, non riflettono in modo realistico i rischi legati a una recessione che avrà profonde ripercussioni: ne è convinto Klaus Wellershoff, per anni capo-economista di UBS e oggi con una propria società di consulenza.

“Quest’anno le aziende non faranno utili, bensì perdite”, spiega l’esperto in un’intervista pubblicata dal portale Cash.ch. “Sappiamo che in una situazione di questo tipo è praticamente impossibile una ripresa basata sugli investimenti”.

Né ci si può attendere un rilancio sul fronte dei consumi, perché si può dire con certezza che quest’anno non sarà disponibile un vaccino anti-coronavirus, né potrà essere raggiunta rapidamente l’immunità del gregge auspicata da molti, osserva il 56enne. “In un modo o nell’altro, dobbiamo organizzare la nostra vita di consumatori in modo diverso rispetto a prima della crisi”.

“Stiamo attualmente entrando nella più grande recessione della nostra vita”, si dice convinto l’economista tedesco con studi a San Gallo. “I mercati finanziari continuano ad avere aspettative che non riflettono questo stato di cose”.

L’idea presente fra gli analisti negli Stati Uniti è che gli utili delle imprese aumenteranno nuovamente in modo significativo dopo il calo del secondo trimestre. “Ma nelle ultime tre recessioni, tutte probabilmente di entità minore di quella attuale, i profitti aziendali non sono cresciuti per un periodo molto più lungo: al contrario, sono calati ulteriormente”, fa presente l’esperto noto anche per i suoi contributi pubblicati sulla Handelszeitung.

Wellershoff consiglia agli investitori di evitare al momento i rischi. A suo avviso si tratta di mantenere bassa la quota azionaria: la possibilità di perdere molto è infatti reale. Nelle precedenti recessioni i corsi di borsa sono sempre scesi del 50%: attualmente invece la perdita è compresa fra il 5 e il 25% a seconda del Paese, sottolinea.

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