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Mercato dell’auto in crisi in Svizzera

Sempre più spesso rimangono invendute. KEYSTONE/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) La crisi della coronavirus ha portato il mercato automobilistico svizzero sull’orlo del collasso: le vendite di vetture nuove quest’anno subiranno un crollo, con un arretramento sino a un quarto rispetto all’anno scorso. Questo accelera il processo di cambiamento.

Da una settimana le grandi sale di esposizione dei concessionari sono di nuovo aperte, ma i clienti non sembrano tornare. L’incertezza causata dal Covid-19 è ancora troppo grande. “La nostra sensazione è che non si possa certo parlare di un assalto della clientela negli ultimi giorni”, indica all’agenzia Awp Christoph Wolnik, portavoce dell’associazione di importatori Auto-Svizzera. I consumatori non appaiono ancora in vena di acquistare, ma per una valutazione accurata bisognerà attendere i dati effettivi delle immatricolazioni.

Presso l’associazione dei concessionari indipendenti VFAS il bilancio dopo una settimana è “cautamente positivo”. “Si nota però la grande incertezza dei consumatori, che sono preoccupati per il proprio futuro finanziario e appaiono quindi prudenti”, afferma il direttore dell’organizzazione Stephan Jäggi.

In fondo – ricorda Wolnik – l’auto rimane ancora il secondo investimento più consistente che si compie nella vita privata dopo l’acquisto di una casa. Quindi affinché il ramo si riassesti è necessaria soprattutto una ripresa economica generale e uno sviluppo positivo del mercato del lavoro. “Se le persone hanno la sensazione che stanno per perdere l’impiego non compreranno nemmeno un’auto nuova”.

L’esperto Ferdinand Dudenhöffer prevede che le vendite di veicoli in Europa torneranno ai livelli pre-crisi soltanto fra dieci anni. “Per questo c’è molta sovraccapacità e possiamo aspettarci chiusure di aziende, acquisizioni o vendite, così come tagli di posti di lavoro nel settore automobilistico e nei rami che lo riforniscono”, afferma il professore dell’Università di San Gallo.

Per il settore i dati rimangono comunque attualmente sconfortanti. Sino all’11 maggio i garage potevano effettuare solo i servizi e gli interventi di riparazione. La conseguenza è che in aprile il numero delle nuove immatricolazioni è stato il più basso dai tempi della crisi petrolifera negli annui 70.

Un recupero nel resto dell’anno appare escluso, tanto più che tradizionalmente la primavera rappresenta il periodo più favorevole per le vendite di quattro ruote. Concretamente Auto-Svizzera si aspetta un flessione annua delle vendite del 23%; la VFAS avanza una stima quasi identica, -25%. Uno studio dell’agenzia Moody’s valuta a al 20% la contrazione a livello mondiale.

Le previsioni, già di per sé fosche, presuppongo comunque che nella seconda parte dell’anno vi sia un rimbalzo: se invece la pandemia presenterà una seconda ondata dovranno ulteriormente essere corrette al ribasso, sottolinea Wolnik. Il crollo metterà di fronte diversi garage a problemi esistenziali: non è esclusa una moria generale nel ramo, che si potrebbe però vedere magari solo fra qualche mese o addirittura l’anno prossimo. Meno pessimista è Jäggi per i concessionari non di marca: a suo avviso gli indipendenti non chiuderanno, perché in quanto ben capitalizzati sono in grado di superare una fase difficile.

Da parte sua il professor Dudenhöffer è convinto che molti operatori si ritireranno dal mercato delle auto nuove. Questo perché il segmento è già in movimento. Ciò è dovuto al fatto che le concessionarie tradizionali subiscono la concorrenza di nuove forme di distribuzione che sono diventate ancora più importanti a causa della chiusura forzata dei negozi. “Si guarda i veicoli in un negozio del centro città, li si ordina poi online e li si ritira in un punto di distribuzione: questo sarà il futuro”.

Ma guadagna terreno, perché è più economico, anche il cosiddetto modello di agenzia, in cui il concessionario agisce solo come agente tra acquirente e produttore. E in tempi di incertezza come quelli attuali sta diventando sempre più importante il noleggio a lungo termine di auto. Tali prodotti richiedono minore consulenza e hanno costi più trasparenti per i consumatori.

A causa di questi cambiamenti molti concessionari si orienteranno probabilmente in modo diverso in futuro. “Molte officine avranno forse un avvenire nel settore dei ricambi o dell’assistenza: perché anche se le vetture saranno vendute attraverso altri canali di distribuzione, la flotta di veicoli continuerà a crescere”, spiega Dudenhöffer.

Durante le chiusure degli showroom causate da Covid-19 i concessionari di auto con piattaforme di vendita online hanno avuto un chiaro vantaggio. Il passaggio alle vendite digitali è una chiara tendenza, confermano gli stessi fornitori. “Ma il commercio digitale non convince ancora completamente i consumatori”, afferma Jäggi. “La maggior parte dei clienti vuole ancora toccare un’auto, sedersi al suo interno e fare un giro di prova prima di acquistarla”, gli fa eco Wolnik di Auto-Svizzera. La situazione è quindi ancora in fase di evoluzione.

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