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Misure CF contro penuria personale qualificato non piacciono

(Keystone-ATS) Troppo poco concrete e non abbastanza coraggiose: non piacciono le misure presentate oggi dal Consiglio federale per lottare contro la penuria di personale qualificato in Svizzera. Delusi i partiti, ad eccezione del PLR, come pure gli ambienti sindacali.

La consigliera nazionale Barbara Gysi (SG), vicepresidente del Partito Socialista Svizzero (PS), denuncia in una nota “un’accozzaglia di misure isolate, senza una strategia globale e senza obiettivi valutabili”. La sua collega vodese Ada Marra, anch’essa citata nella nota, aggiunge: “buona parte di questi provvedimenti sono stati decisi già tempo fa: si stanno cercando invano nuove idee convincenti”. Il PS invita quindi il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, incaricato del dossier, a riconsiderare più approfonditamente la questione.

L’organizzazione sindacale Travail.Suisse chiede dal canto suo misure più coraggiose, “che possano mostrare alla popolazione che le sue preoccupazioni sono prese sul serio”. Bisognerà ad esempio facilitare maggiormente la conciliazione tra vita professionale e privata, rafforzare la formazione delle persone poco qualificate, mantenere i dipendenti più anziani nel mercato del lavoro e favorire il ritorno delle donne alla vita lavorativamente attiva.

Sulla stessa linea l’Unione sindacale svizzera (USS), secondo cui le misure contenute nel rapporto presentato oggi dal CF non sono appropriate: incoraggiare gli sforzi su base volontaria ha generalmente poco effetto. Ci vogliono misure vincolanti, ad esempio per risolvere il problema della discriminazione dei dipendenti più anziani.

Un rapporto spesso dal risultato magro: così riassume l’Unione democratica di centro (UDC) quanto presentato oggi. Secondo il partito, già il pacchetto di provvedimenti lanciato nel 2011 ha avuto pochi effetti concreti. Le misure non saranno in grado di limitare l’immigrazione e avranno l’unica conseguenza di gonfiare ulteriormente l’apparato statale.

Per il Partito popolare democratico (PPD), le proposte non vanno abbastanza lontano, non sono abbastanza concrete e non mettono i datori di lavoro di fronte alle loro responsabilità. Il partito auspica una migliore integrazione di donne e lavoratori anziani e esige un rafforzamento della formazione professionale come pure un adattamento del numerus clausus nel settore della medicina.

Solo il Partito liberale radicale (PLR) ha reagito positivamente a quanto illustrato oggi e saluta “gli sforzi realizzati” dal suo ministro Johann Schneider-Ammann “per limitare gli impatti negativi della mancanza di manodopera e dell’adozione dell’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa”. “Una migliore gestione del personale indigeno necessita di condizioni quadro adeguate, proprio come quelle presentate oggi”, si legge in una nota.

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