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Misure coercitive: 1300 richieste al fondo di aiuto

(Keystone-ATS) Oltre 1300 persone hanno chiesto un sussidio al fondo di aiuto immediato per le vittime di misure coercitive a scopo assistenziale.

Ai 599 individui le cui domande sono state finora accolte sono stati versati in media poco meno di 8000 franchi a testa, indica una nota dell’Ufficio federale di giustizia (UFG).

Il termine per presentare una richiesta di sussidio è scaduto il 30 giugno. 737 domande sono già state evase: quelle respinte sono 138. Sono state bocciate perché la qualità di vittima o la precarietà finanziaria non sussistevano o non erano sufficientemente comprovate.

Il fondo d’aiuto immediato – alimentato da contributi volontari dei Cantoni, di varie città e Comuni nonché di istituti, imprese e privati – finora ha raccolto circa 5,7 milioni di franchi. Le somme distribuite hanno raggiunto complessivamente 4,6 milioni di franchi.

L’aiuto finanziario immediato è destinato a persone la cui integrità personale è stata violata in seguito a una misura coercitiva a scopo assistenziale disposta o eseguita prima del 1981 e che oggi vivono in ristrettezze economiche. Tale aiuto non è un indennizzo per il torto subito, ma un gesto di solidarietà nei confronti delle persone che si trovano in condizioni di particolare bisogno.

Per chiedere un indennizzo è stata lanciata un’iniziativa popolare che domanda la creazione di un fondo di 500 milioni di franchi a favore delle circa 20’000 vittime di questo capitolo oscuro della storia elvetica. Quale controprogetto indiretto, il Consiglio federale ha recentemente proposto un fondo di 300 milioni.

In Svizzera, fino al 1981, decine di migliaia di persone sono state internate sulla base di una decisione amministrativa, senza decisione di un tribunale. Molte donne sono state sottoposte a sterilizzazione o costrette all’aborto, migliaia di bambini sono stati dati in adozione contro la volontà delle loro madri o collocati in istituti e costretti a lavorare senza remunerazione.

Molte di queste persone vivono in condizioni di difficoltà finanziarie o psicologiche a causa degli abusi, delle umiliazioni e della stigmatizzazione di cui sono stati oggetto per decenni. Nell’aprile 2013, in un “evento commemorativo” tenutosi a Berna, la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga ha espresso le scuse del Consiglio federale alle vittime delle misure coercitive.

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