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MO: Gerusalemme; Giornata della Collera arabi, incidenti

(Keystone-ATS) GERUSALEMME – Numerosi focolai di scontro sono stati appiccati oggi da dimostranti palestinesi a Gerusalemme e nei Territori nel quadro della “Giornata della Collera”, proclamata dal Movimento islamico arabo israeliano contro l’espansione ebraica nella parte orientale (a maggioranza araba) della Città Santa, e all’indomani dell’inaugurazione di una grande sinagoga appena restaurata.
Tafferugli con le forze di sicurezza israeliane – che hanno risposto con lacrimogeni e granate assordanti a lanci di sassi e di copertoni bruciati – si sono avuti in particolare alla periferia nord di Gerusalemme est, nonché nel rione di Ras el-Amud, di Isawya e in quello di Wadi Joz, al di fuori della città vecchia. Mentre all’interno delle mura l’ANSA ha potuto verificare una situazione di relativa calma, incluso nella zona della Spianata delle Moschee, polveriera al centro di disordini nelle ultime settimane. L’area in ogni caso permane blindata, con 2500 fra agenti e militari schierati nei punti chiave.
Per ora si contano in totale una cinquantina di contusi o feriti lievi tra i manifestanti e tre poliziotti israeliani colpiti da sassate. La tensione però resta viva, alimentata anche da incidenti registrati nel campo profughi di Kalandya (vicino a Ramallah) e in altre località della Cisgiordania.
All’iniziativa ha aderito Hamas, la fazione integralista al potere nella Striscia di Gaza, che ha chiamato in piazza alcune migliaia di persone per esprimere da Gaza sostegno alla protesta di Gerusalemme, scandire slogan contro Israele e invocare una rivolta generalizzata: una nuova “intifada” di cui un sito vicino al movimento già preannuncia l’inizio.
Le fibrillazioni coincidono con l’ennesima fase di stallo dei tentativi di rilancio dei negoziati israelo-palestinesi, tornati in alto mare (come conferma oggi il rinvio di una prevista visita nella regione del mediatore americano George Mitchell) dopo il recente via libera del governo israeliano di Benyamin Netanyahu ad altri 1600 alloggi in un insediamento ebraico di Gerusalemme est (Ramat Shlomo). Annuncio che ha innescato un’inusuale crisi diplomatica con Washington e che fa seguito ad altre decisioni fortemente contestate: come l’assorbimento nel patrimonio storico israeliano di due luoghi santi disputati (la Tomba dei Patriarchi e quella di Rachele, entrambe interne al territorio palestinese) o ancora la ricostruzione nella zona ebraica della Città vecchia di Gerusalemme di una maestosa sinagoga, denominata Hurvà, che – secondo un vaticinio cavalcato dai predicatori islamici – potrebbe preludere alla rinascita di un tempio ebraico addirittura sulla Spianata, al posto della moschea Al Aqsa.
Commentando gli incidenti, il deputato arabo israeliano Ahmad Tibi ha accusato il governo Netanyahu di aver provocato le tensioni con gesti “irresponsabili”. Avvertendo che, se non ci saranno colpi di freno, la “terza intifada” evocata da Hamas stavolta potrebbe diventare realtà.

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