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MO: negoziati, Peres sprona Netanyahu, passi verso pace

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 febbraio 2011 - 16:12
(Keystone-ATS)

Il presidente d'Israele, Shimon Peres, ha spronato oggi il governo di Benyamin Netanyahu a fare passi concreti per riannodare il dialogo con i palestinesi e a riprendere il cammino del processo di pace fermo da mesi, a dispetto degli sforzi di mediazione degli Usa, in seguito alla rottura sul mancato congelamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e a Gerusalemme est.

Parlando dinanzi a una platea influente come quella dei leader della Conferenza delle principali organizzazioni ebraiche americane, riuniti a Gerusalemme, Peres ha avuto parole di fuoco contro il leader iraniano, Mahmud Ahmadinejad, accusato di servirsi strumentalmente della causa palestinese per seminare "odio" e veleni antisemiti. Ha tuttavia anche sollecitato con toni irritualmente diretti il governo Netanyahu (dominato da forze di destra) a fare la sua parte e a muoversi "il più rapidamente possibile" per far ripartire il negoziato: in modo da "togliere ogni pretesto" a chi potrebbe sfruttare l'odierna situazione di stallo.

Secondo Peres, ci sono ancora i margini per "colmare le distanze" fra israeliani e palestinesi e "raggiungere un accordo complessivo". Ma serve buona volontà anche da parte del governo d'Israele. "Il Paese deve fare passi concreti verso la pace, non può dipendere solo dalle pubbliche relazioni", ha ammonito il capo dello Stato, con un accenno implicitamente polemico verso una serie d'iniziative e campagne recenti già criticate dall'intellighenzia liberal israeliana: dalle proposte di legge avanzate dalla maggioranza di governo per mettere sott'inchiesta le organizzazioni non governative o multare qualunque opinione anche solo teoricamente favorevole a idee di boicottaggio dello Stato ebraico; fino all'invenzione fresca di stampa del fumetto d'un non troppo sofisticato 'super-eroe patriottico' - Capitan Israel - tutto muscoli, aggressività e orgoglio nazionalista.

Peres, 87 anni, già premio Nobel per la pace, non ha poteri reali in veste di presidente. Resta tuttavia figura autorevole nel Paese e sulla scena politica, incoraggiato ripetutamente a intervenire negli ultimi mesi nell'agone internazionale dallo stesso governo in carica nonostante la sua estraneità ai partiti che sostengono l'attuale coalizione.

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