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Monta caso ‘top gun’ Ucraina, Kiev ‘cede’ e offre scambio

(Keystone-ATS) Se voleva far parlare di sé, missione compiuta. Nadia Savchenko, la ‘top gun’ ucraina sotto processo in Russia, è infatti (da giorni) al centro dell’attenzione dei media di Russia e Ucraina a causa del suo atteggiamento fiero e spregiudicato.

E oggi il dossier Savchenko si è imposto ai vertici del potere, a Kiev come a Mosca. Da un lato, il presidente Petro Poroshenko ha ‘ceduto’ e ha apertamente parlato – per la prima volta – di un possibile scambio di prigionieri pur di riportarla a casa. Putin fa sapere di “aver preso nota”. Ma intanto, è il ragionamento, il processo sa da fare.

La pilota di elicotteri è incriminata in Russia per aver fornito le coordinate per i tiri di mortaio che nel giugno 2014 uccisero due reporter russi nel Donbass: Igor Korneliuk e Anton Voloshin. Ma lei respinge con fermezza ogni accusa sostenendo di essere stata catturata dai separatisti almeno un’ora prima di quell’attacco.

Nel suo discorso in aula (letto da un interprete), ha definito il processo “una farsa dei burattini del Cremlino” e alla fine dell’udienza ha immancabilmente intonato l’inno nazionale ucraino.

La ‘performance’ è stata poi impreziosita da un bel dito medio rivolto ai giudici. Il gesto ha fatto imbestialire i russi – il ministro degli Esteri russo ha definito il suo comportamento “disgustoso” – ma ha ovviamente infiammato gli ucraini, che ormai la vedono come una vera e propria eroina.

Nella notte l’ambasciata russa a Kiev è stata oggetto di lancio di bombe molotov – i responsabili sono stati fermati e poi rilasciati – e per il terzo giorno consecutivo davanti ai cancelli della sede diplomatica di Mosca si sono dati appuntamento centinaia di sostenitori della top gun per chiederne il rilascio.

Nadia, intanto, è al quinto giorno di sciopero della fame – quello della sete è stato interrotto oggi. In teoria su richiesta del presidente Poroshenko in persona mediante una lettera, nella quale le offriva anche un posto al governo non appena la sua vicenda si fosse conclusa.

Peccato che Poroshenko abbia poi smentito di averle scritto – ha espresso solo sostegno “a voce”parlando con la madre e la sorella – e si sia poi scoperto che gli autori della missiva erano due celebri ‘mistificatori’ russi, divenuti noti a livello planetario per aver telefonato a Elton John spacciandosi per il presidente russo Vladimir Putin.

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