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Musica: Nina Hagen, 60 anni per pioniera punk

(Keystone-ATS) Il suo maestro è Bertolt Brecht, il suo talento un caleidoscopio di follia, colori, teatro, e soprattutto voce. E la voce di Nina Hagen, capace di coprire 4 ottave di estensione senza alcuno sforzo, strozzando l’opera nell’urlo, con quella forza ribelle e creativa che l’ha resa semplicemente unica, compie 60 anni. Il compleanno di questa pioniera dei Punk tedeschi (è stata definita anche “Godmother of punk”) e regina assoluta della scena rock nel suo Paese, il 10 marzo, verrà festeggiato nel tempio del padre del Teatro dell’Assurdo. Dove è di casa del resto, come erede di una tradizione colta declinata nei suoi modi visceralmente irriverenti. Per i 100 anni dalla nascita del drammaturgo, sullo stesso palco, ne ha interpretato diversi brani insieme all’attrice Meret Becker.

L’invito a un concerto che promette di essere “intimo e interattivo”, la festeggiata lo ha lanciato personalmente su Facebook.

È anche una figlia d’arte questo vulcano eccentrico che sfondò con “Ich glotz tv” alla fine degli anni ’70. Il padre era lo sceneggiatore Hans-Oliva Hagen; la madre un’attrice diva della DDR, Eva Maria. In un recente reportage della tv tedesca ARD, l’icona rock rivela il momento della sua ‘iniziazione’ alla musica: “Avevo 9 anni, ero nei camerini di un teatro con mia madre, quando provai a imitare per la prima volta la voce dei cantanti d’opera. Tutti si voltarono a guardare da dove venisse, perché non la riconoscevano. È lì che è nata la mia voce, è lì che ho scoperto di averla e di poterci lavorare nell’arte”. A 12 anni, invece, la scoperta di Brecht.

Nina, nata della Germania orientale, arriva al successo nell’ovest – dove mette su una band e lancia gli album “Nina Hagen Band” (1978) e “Unbehagen” (1979) – dopo aver rifiutato la cittadinanza della DDR, per seguire Wolf Biermann, cantautore dissidente sposato con la madre in seconde nozze, e cacciato dal regime socialista. A Londra, dove si trasferì per un periodo, scoprì agli allora nascenti punk e se ne lasciò ispirare, dando un accento tedesco al fenomeno anglosassone e contribuendo a forgiarne la musica.

Il suo genio ribelle si esprime attraverso il virtuosismo vocale, che le consente arditezze nei bassi come negli acuti, e naturalmente con il look, sempre diverso e sorprendente: labbra nere, occhi iper-truccati sgranati sul pubblico, capelli psichedelici, ciucciotti come orecchini, reti e giochi di tulle, la Hagen aggredisce il palco come una forza della natura, fra smorfie, linguacce, urla di gola e limpidissimi vocalizzi (indimenticabili quelli di “New York New York”). La sua penna è stata assai prolifica di testi, scritti spesso fra le strade di Berlino. Canzoni femministe e di contestazione, che hanno segnato una generazione.

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