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Negozi di quartiere, ai clienti piace pagare “contactless”

I pagamenti senza contatto hanno preso piede durante l'epidemia. KEYSTONE/EPA/CHRISTIAN BRUNA sda-ats

(Keystone-ATS) Parecchi consumatori non vogliono rinunciare alle comodità introdotte in tempi di coronavirus dai negozietti di quartiere, in particolare ai pagamenti senza contatto.

La maggioranza spera che questa modalità rimanga utilizzabile anche in futuro nei commerci locali, diventando la normalità.

È quanto emerge da un sondaggio commissionato dall’azienda di marketing Localsearch all’istituto di ricerche di mercato Innofact. L’indagine, condotta alla fine di maggio su un campione di 705 persone nella Svizzera tedesca e francese, analizza come i clienti si siano adattati ai cambiamenti delle piccole imprese, costrette a reagire in fretta alle regole di distanziamento sociale per proseguire le proprie attività.

Durante il lockdown, viene indicato in una nota odierna, il pagamento senza contatto ha conosciuto una vera esplosione, venendo proposto praticamente da chiunque. I consumatori sembrano avere apprezzato: il 59% degli intervistati si augura infatti di poter continuare a usufruirne nei piccoli negozi. Uno su cinque invece dichiara che potrebbe farne a meno senza problemi. Il 52% degli interpellati afferma di usare più spesso tale metodo ora rispetto al passato.

Un altro comfort diventato inevitabilmente ancora più popolare nel corso del confinamento è quello legato alla possibilità di fare acquisti online: il 39% rivela di essersi ormai abituato. Nella lista di esercizi da cui i clienti vorrebbero assolutamente proseguire a ordinare su Internet spiccano i ristoranti (71%), ma anche negozi di fiori (43%) e vivai (37%). Un cittadino su quattro ha incrementato nel periodo del lockdown le spese effettuate in rete.

Il 33% dei consumatori non è nemmeno disposto a rinunciare alle consegne a domicilio, offerte da tanti negozietti per la prima volta a causa dell’emergenza Covid-19. Un terzo degli svizzeri auspica quindi che questo servizio venga incluso perennemente nell’offerta di commerci di quartiere, panetterie e macellerie.

Il 46% è poi del parere che la crisi abbia spinto la popolazione ad acquistare più localmente. Nella realtà però il quadro è diverso e solo il 27% dice di fare la spesa più sovente da fornitori a chilometro zero. La percentuale scende al 16% per la fascia d’età 16-29 anni, ma sale al 34% per quella 60-74.

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