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Netanyahu benedice accordo su spianata, no di Anp e Hamas

(Keystone-ATS) Gli attentati palestinesi non si fermano: solo oggi sono stati tre e questo nonostante l’intesa di ieri tra Israele e Giordania sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme favorita dal segretario di Stato Usa John Kerry.

Un accordo rivendicato oggi dal premier Benyamin Netanyahu, ma attaccato dal ministro degli Esteri palestinese Riyad Al-Maliki e da Hamas da Gaza. Il primo l’ha definito “una nuova trappola”, mentre la fazione islamica ha chiesto che sia respinto.

“Israele – ha detto Netanyahu – continuerà ad applicare la sua politica di sempre: i musulmani pregano sul Monte del Tempio (Spianata delle Moschee, ndr); i non musulmani lo visitano”. Poi ha definito “interesse” di Israele l’installazione di videocamere sulla Spianata, così come deciso ad Amman nell’incontro tra Kerry, il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) e il monarca hascemita Abdallah II in base ai punti concordati dal segretario di stato Usa a Berlino con Netanyahu.

“Rispettiamo – ha aggiunto il premier – l’importanza dello speciale ruolo del Regno di Giordania così come riflesso nel trattato di pace del 1994 e il ruolo storico di re Abdallah”. Ed ha riaffermato che Israele non ha “intenzione di dividere il Monte del Tempio”, respingendo “completamente ogni tentativo di insinuare il contrario”.

Per il premier le videocamere serviranno per “smentire l’affermazione che Israele stia cambiando lo status quo”, e poi “per mostrare da dove veramente arrivino le provocazioni e sventarle ancora prima che accadano”. Parlando all’emittente ‘Voice of Palestine’, Al-Maliki ha definito le affermazioni di Netanyahu non “credibili”.

“In Netanyahu – ha spiegato – non si può avere fiducia. Chi controllerà gli schermi di queste videocamere? Chi registrerà i movimenti dei fedeli che desiderano entrare? Come saranno impiegati quegli strumenti e non saranno le registrazioni usate più tardi per arrestare giovani e fedeli con il pretesto dell’istigazione?”.

Anche Hamas ha messo in dubbio “l’impegno” di Netanyahu ed ha chiesto “al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) e ai fratelli giordani di rifiutare ogni compromesso che dia diritto all’occupazione di circuire i diritti palestinesi su Al-Aqsa o che limiti la capacità di proteggere la Moschea”.

Nella tensione che domina la regione, Moustafà Barghouti leader di Mubadra, partito di sinistra, ha denunciato di essere stato ferito da un coltello da ignoti la notte scorsa a Ramallah. “Questo – ha detto – è un vile tentato omicidio alle spalle”.

Barghouti ha ammesso che l’identità degli attentatori non è sicura, ma allo stesso tempo ha definito l’assalto “un attacco all’Intifada e alla lotta del popolo palestinese. Chi ha commesso questo crimine sta sicuramente servendo gli interessi dell’occupazione”.

Il primo attentato di questa mattina è avvenuto nei pressi di Metzad, colonia ebraica in Cisgiordania, dove, secondo la Radio militare, un israeliano di circa 40 è stato accoltellato in modo non grave da un aggressore, probabilmente un palestinese, ferito dagli spari di reazione della polizia ma riuscito lo stesso a fuggire.

Il secondo si è svolto non lontano dalla Tomba dei Patriarchi a Hebron, sempre in Cisgiordania, dove una ragazza palestinese ha tentato di pugnalare dei soldati – secondo la versione israeliana, contestata però dai palestinesi per i quali la giovane era senza coltello – ed è stata uccisa dagli spari dei militari. L’ultimo è avvenuto nei pressi dell’insediamento ebraico di Ariel, in Cisgiordania, dove un israeliano è stato accoltellato al petto da un assalitore poi fuggito.

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