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Nuova Zelanda: il ghigno del killer, gesto suprematista

La strage ha provocato reazioni in vari paesi: qui a Rabat, in Marocco. KEYSTONE/EPA/JALAL MORCHIDI sda-ats

(Keystone-ATS) Un ghigno stampato sulla faccia, una delle due mani che, nonostante le manette, fa il segno di un ok rovesciato, marchio di identificazione utilizzato in rete da suprematisti bianchi e troll razzisti.

Si è presentato così in tribunale – tra due guardie armate – Brenton Tarrant, il 28enne australiano accusato della strage nelle due moschee Al Noor e Linwood di Christchurch: i piedi nudi e il camicione bianco da detenuto non hanno fatto sentire meno spavaldo il killer che ha ucciso a sangue freddo almeno 49 persone e ne ha ferite decine in una folle diretta streaming su Facebook grazie alla videocamera ‘go pro’ che aveva montato sull’elmetto.

Sprezzante come Anders Behring Breivik, l’autore del massacro del 2011 in Norvegia al quale ha detto di essersi ispirato, Tarrant è rimasto pochi minuti davanti al giudice, che ha deciso il rinvio dell’udienza al 5 aprile e secondo cui “è ragionevole presumere che ci saranno altri” imputati. Ma il lucido protagonista di quei 17 minuti di terrore che hanno stroncato le vite di chi stava pregando è lui, come testimoniano i nuovi particolari che emergono il giorno dopo la strage.

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