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Obama: avrei potuto essere Trayvon, leggi da cambiare

(Keystone-ATS) “Trentacinque anni fa Trayvon Martin avrei potuto essere io”: Barack Obama sceglie ancora una frase ad effetto per tornare su una vicenda che ha provocato un’ondata di rabbia e proteste in tutto il Paese, e non solo da parte della comunità afroamericana. Quella del ragazzo nero disarmato che a Sanford, in Florida, la sera del 26 febbraio 2012, fu ucciso con un colpo di pistola sparato da una guardia volontaria, George Zimmerman, dichiarato alla fine del processo non colpevole.

A sorpresa, il presidente americano si presenta davanti ai giornalisti in attesa del briefing quotidiano del portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Proprio Carney da giorni era bersagliato dalle domande di chi gli chiedeva spiegazioni sul silenzio del presidente. Un silenzio per molti inspiegabile di fronte a un caso che continua a suscitare grandi passioni.

Obama, poche ore dopo il verdetto, si era limitato a una nota – da molti definita un po’ fredda – in cui invitava tutti a rispettare la decisione dei giurati e ad avviare una riflessione su alcune leggi, come quelle sulla legittima difesa e quelle sul possesso di armi. Concetti che ora ha ripetuto davanti alle telecamere, cedendo a chi ha invocato negli ultimi giorni un suo maggior coinvolgimento. E i toni usati, stavolta, sono stati molto più forti ed emotivi.

“Quando penso alla comunità afroamericana vedo ancora un grande dolore – ha detto – ed è normale, perchè nel nostro Paese abbiamo un passato molto difficile, un passato di violenze tra bianchi e neri”. “A chi, afroamericano, non è capitata l’esperienza di essere inseguiti in un grande magazzino. È capitato anche a me”, confessa Obama, sottolineando come “purtroppo le disparità razziali in America esistono ancora”.

Disparità anche su come vengono applicate le leggi. Il presidente lo dice chiaramente, invitando ad aprire un confronto su alcune norme “che dovrebbero essere cambiate”, a partire dalla contestatissima ‘Stand your Ground’, che in molti Stati Usa permette a chiunque abbia la “ragionevole certezza” di essere in pericolo di vita di sparare. “Il nostro sistema funziona così, ma questo non vuol dire che non possa essere cambiato”.

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