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Obama: il mondo ora è migliore

(Keystone-ATS) “È una buona giornata per l’America, ed il mondo è migliore grazie alla morte di Osama bin Laden”, l’autore della strage dell’11 Settembre contro le Torri Gemelle e il Pentagono. Circa 12 ore dopo l’inconsueto annuncio in diretta televisiva (poco prima della mezzanotte di domenica ora di Washington) il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è tornato a parlare oggi nella East Room della Casa Bianca dell’evento che tutti gli americani aspettavano da quasi dieci anni. E cioè la clamorosa uccisione del nemico numero uno bin Laden, il terrorista islamico più ricercato del mondo, l’autore di un attacco senza precedenti contro il territorio degli Stati Uniti, se si esclude Pearl Harbor il 7 dicembre 1941. I morti sono stati circa 3mila nelle Torri Gemelle, al Pentagono e a bordo del volo UA93 schiantatosi in Pennsylvania, ma diretto verso Capitol Hill.

Non lo ha detto, ma lo ha sicuramente pensato, Obama: il 2 maggio è una buona giornata anche per lui, perchè la sua conferma alla Casa Bianca, nel novembre 2012, appare se non sicura almeno molto più vicina di quanto non fosse poco prima.

È vero che i temi della campagna elettorale in procinto di iniziare (ma a questo punto con le ali di piombo) sono sopratutto interni: dalla disoccupazione al prezzo della benzina, dal mercato immobiliare al rilancio dell’industria manifatturiera. Ma è anche vero che i potenziali candidati repubblicani, con poche speranze di farcela prima dell’uccisione di Bin Laden, ne hanno oggi meno ancora: a meno di colpi di scena che negli Stati Uniti non sono mai da escludere fino all’ultimo.

Una veterana del giornalismo televisivo Usa come Barbara Walters della Abc ha riassunto molto bene la situazione: “Odierei essere un repubblicano pronto a candidarsi per la Casa Bianca – ha detto la storica anchor del telegiornale serale -, meglio saltare un turno”.

Un altro punto che gioca a favore di Obama è il successo del raid dei servizi speciali contro bin Laden nei pressi di Islamabad, nonostante momenti al cardiopalma, con il guasto ad un elicottero, che gli stessi militari Usa hanno dovuto poi distruggere per non lasciare tracce imbarazzanti. I precedenti non sono positivi: il clamoroso fallimento, a fine aprile 1980, della liberazione degli ostaggi in Iran costò verosimilmente la rielezione a Jimmy Carter. Pochi anni dopo, nell’ottobre 1993, un’altra operazione dei servizi speciali Usa finì in maniera ancora più catastrofica: il tentativo di catturare uno dei signori della guerra a Mogadiscio si concluse con la morte di 19 militari Usa e di un migliaio di somali.

I leader repubblicani e l’entourage di George W. Bush, il predecessore di Obama alla Casa Bianca, hanno salutato all’ unisono il successo dell’operazione e il coraggio dell’inquilino della Casa Bianca nell’autorizzare una missione ad altissimo rischio. Si chiude così la caccia a Bin Laden organizzata da Bush subito dopo l’11/9. L’ex presidente è stato messo al corrente dallo stesso Obama, che della neutralizzazione di bin Laden aveva fatto una delle priorità assolute della sua presidenza.

Ma come ha riconosciuto per primo il numero una della Cia Leon Panetta, al Qaida, pur decapitata, vorrà vendicarsi, e l’allarme terrorismo torna ad intensificarsi. E l’ex braccio destro di Bush, Karl Rove, dopo avere fatto i complimenti ad Obama, ricorda che l’organizzazione è pronta a colpire di nuovo. Il nodo è ancora una volta l’Afghanistan, dove l’inizio del ritiro dei militari Usa è in calendario il primo luglio, ma dove nulla indica che i Taleban sono pronti a giocare la carte della democrazia. E all’Afghanistan si aggiunge l’incognita Pakistan, dove verosimilmente Osama godeva di complicità, anche ad alto livello.

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