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Offensiva siriana contro Idlib, migliaia civili in fuga

Offensiva siriana contro Idlib, migliaia civili in fuga (foto d'archivio). KEYSTONE/AP Nusra Front on Twitter/UNCREDITED sda-ats

(Keystone-ATS) Dopo la sconfitta dell’Isis l’esercito siriano punta a nord, verso Idlib, con una massiccia offensiva contro le milizie legate ad Al Qaida che ancora controllano l’area, mentre migliaia di civili fuggono in direzione del confine turco assediati dalle armi e dal gelo.

Era stato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, la scorsa settimana, ad annunciare la fine delle operazioni militari contro l’Isis e il nuovo obiettivo: la liberazione della provincia di Idlib dalla galassia militare islamista vicina ad Al Qaida, che potrebbe provocare una nuova emergenza umanitaria.

Nella zona vivono 2.600.000 persone, compresi oltre un milione di profughi fuggiti dai combattimenti in varie zone del Paese e le operazioni militari rischiano di scatenare una ennesima fuga di massa. Anche perché la riconquista dell’intera area di Idlib è un processo che potrebbe richiedere molto tempo e molte vittime.

Oggi almeno 18 persone sono rimaste uccise e decine ferite, inclusi civili, nell’esplosione di un’autobomba contro una postazione di una fazione ribelle. L’origine dell’attacco non è chiara. In due mesi le forze siriane, con la copertura aerea russa, hanno conquistato un’ottantina di villaggi. Solo nelle ultime settimane, a partire dal giorno di Natale, ci sono stati 43 morti tra i civili, 57 tra i ribelli e 47 tra le forze filo-governative, a quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i Diritti Umani (Ondus).

La Turchia, che sostiene i ribelli, ha già dispiegato osservatori militari nell’area di Idlib come parte di un accordo di de-escalation con la Russia e l’Iran, entrambi alleati di Bashar al Assad, ma non è stato raggiunto l’obiettivo di bloccare i combattimenti sul terreno o i raid aerei contro le postazioni ribelli da parte di Mosca che, tra l’altro, è impegnata anche a difendere le sue basi, in primis quella di Latakia.

Secondo alcuni media che citano l’Ondus, solo pochi giorni dopo un precedente attacco i russi hanno abbattuto un drone che puntava dritto contro la base aerea di Hneimin, alle porte di Latakia. A quanto riporta il sito russo di notizie Lenta, citato da Bbc, si tratta di un drone di fattura artigianale, con due mine attaccate alla carlinga con del nastro adesivo.

Intanto il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha avuto una serie di telefonate con alcuni leader europei tra i quali la cancelliera tedesca Angela Merkel e la premier britannica Theresa May. Al centro dei colloqui, secondo la stampa israeliana, i rischi di esodo di profughi verso l’Europa a seguito delle attività iraniane in Siria. Un comunicato ufficiale dell’ufficio di Netanyahu si è limitato a confermare che sono stati esaminati “la situazione nella regione e gli sviluppi in Iran”.

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