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Omaggio Le Corbusier a 50 anni da morte

(Keystone-ATS) A cinquant’anni dalla morte la Francia celebra Le Corbusier, l’architetto, pittore e sculture svizzero-francese considerato il più influente rappresentante del Movimento Moderno e uno dei padri dell’urbanistica contemporanea. In programma, durante tutto l’anno, esposizioni, conferenze, manifestazioni, oltre alla pubblicazione di libri.

C’è anche la presentazione all’Unesco della candidatura per l’inserimento nella Lista dei Patrimoni dell’umanità di 17 delle sue opere, tra cui la Villa Savoye del 1928 a Poissy, nella regione parigina, l’esempio più conosciuto del cubismo architettonico, e la cappella di Notre-Dame du Haut (1950), a Ronchamp, nell’est del Paese, realizzata secondo i canoni dell’architettura brutalista. Ma anche Il Capitol di Chandigarh, nell’India settentrionale, il Museo nazionale d’arte occidentale a Tokyo e La Plata, una delle più famose residenze private argentine commissionate dal chirurgo Pedro Curutchet.

Tra gli eventi più attesi c’è una grande retrospettiva al Centro Pompidou di Parigi che si apre il 29 aprile e vuole evidenziare attraverso 300 opere – disegni, sculture e modellini – l’importanza della dimensione umana nel lavoro di Le Corbusier, “designer visionario e teorico della modernità, che ha profondamente segnato l’architettura del XX secolo e il nostro modo di abitare con la costruzione di edifici fatti per l’uomo e costruiti a misura d’uomo”.

In ottobre si inaugura anche una mostra alla Villa Savoye sul tema di Le Corbusier e l’automobile. Mentre una serie di manifestazioni sono previste da maggio alla ‘Cité radieuse’ (Città radiosa), celebre complesso residenziale di Marsiglia, costruito tra il 1945 e il 1952, una sorta di edificio-città: su diciassette piani, più di trecento appartamenti, ‘strade interne’ con negozi e sul tetto un grande giardino con piscina.

Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret, nato in Svizzera nel 1887, naturalizzato francese negli anni Trenta e morto a Roquebrune-Cap-Martin, in Costa Azzurra, nel 1965, iniziò la sua carriera come artista, tra pittura, scultura, fotografia e scrittura. “Non faceva distinzione tra architettura e arte”, osserva Michel Richard, direttore della Fondazione Le Corbusier, che ricorda, tra le curiosità, che il maestro non ebbe mai un diploma da architetto.

Pioniere nell’uso del cemento armato, membro fondatore dei Congres Internationaux d’architecture moderne, intese l’architettura come risposta ai bisogni sociali dell’uomo, con abitazioni pratiche e funzionali. Tra i punti fondamentali dello stile teorizzato da Le Corbusier, basato sulla sostituzione dei muri portanti con uno scheletro in cemento armato, ci sono i pilastri, il tetto a terrazza e la ‘finestra a nastro’ per permettere una maggiore illuminazione e il contatto più diretto con l’esterno.

“Il suo marchio di fabbrica si vede un po’ ovunque – spiega Richard – Non nelle forme ma nello spirito, fa parte del vocabolario comune di tutti gli archetti di oggi. Nello stile dell’archi-scultura, per esempio, si può pensare all’influenza che ha avuto su Frank Gehry”.

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