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Ong accusano Glencore, lavoro in Congo a scapito diritti umani

(Keystone-ATS) Condizioni molto precarie di lavoro – svolto in gran parte da manodopera minorile – violazioni dei diritti umani, gravi disastri ambientali e frode fiscale. Sono le accuse avanzate in uno studio pubblicato oggi da Sacrificio Quaresimale e Pane per tutti sulle attività “inquietanti” di Glencore nella Repubblica Democratica del Congo. Il gruppo di Zugo specializzato nel commercio di materie prime contesta le affermazioni.

Le accuse sono frutto di ricerche condotte durante oltre sei mesi nell’ex Zaire, in collaborazione con le organizzazioni non governative (ong) congolesi, intervistando minatori, dipendenti, abitanti di villaggi e autorità locali.

In particolare viene messa alla berlina la miniera di Tilwezembe – dichiarata “inattiva” da Glencore – la cui concessione, afferma lo studio pubblicato oggi, è nelle mani di una filiale di Glencore, Kamoto Copper Company (KCC). Circa 1600 minatori autonomi, dei quali 700 non raggiunge la maggiore età, vi scavano a mani nude e senza alcun equipaggiamento di sicurezza, in pozzi profondi fino a 80 metri. Gli incidenti mortali sono frequenti e le pessime condizioni di igiene causano numerose malattie. Mancano acqua potabile e servizi igienici.

Inoltre – precisano le ong – i minatori, pagati in media 200 dollari al mese, ricevono solo una parte di quanto spetterebbe loro: l’intermediario Misa Mining, ad esempio, deprezza il valore dei minerali, sia “pesando” 73 chili i 100 consegnati, sia utilizzando un falso tasso di cambio, così che i minatori perdono una buona parte del loro guadagno. Pane per tutti e Sacrificio Quaresimale hanno mostrato che una parte della materia prima estratta lì passa tramite diversi intermediari per poi giungere in possesso di Glencore, sebbene la società lo neghi.

Il colosso zughese delle materie prime infatti contesta con forza: la miniera è stata occupata da “piccoli scavatori” locali e “Glencore non ne approfitta in alcuno modo e non acquista da loro nessun prodotto”, ha detto all’ats il portavoce Simon Buerk. La società zughese – ha aggiunto Buerk – non può far nulla finché la miniera è occupata: “in altri posti, in condizioni analoghe, i gestori hanno tentato di scacciare la gente, ma ciò ha provocato a reazioni violente e morti”. Glencore ci va quindi coi piedi di piombo e cerca di evitare un’esclation della situazione.

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