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Ong e Ue contro Israele, basta con politica colonie

(Keystone-ATS) Si accentua la pressione Ue e delle associazioni dei diritti umani contro Israele per gli insediamenti ebraici in Cisgiordania.

Oggi l’ong ‘Human right watch’ (Hrw) ha invitato, in un rapporto, aziende e compagnie a smettere di finanziare, fornire servizi e avere rapporti commerciali con le colonie israeliane in Cisgiordania.

E i ministri degli esteri di Bruxelles hanno appena intimato allo stato ebraico di “mettere fine alle attività di insediamento e di smantellare gli avamposti eretti da marzo 2001”. Una pressione respinta dal premier Benyamin Netanyahu, che ha attaccato “l’istigazione” dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) del presidente Abu Mazen, indicando “l’odio” come frutto di quest’ultima.

E da Otniel – la colonia in Cisgiordania dove due giorni fa una israeliana di 38 anni è stata uccisa a coltellate in casa sua da un palestinese di 16 anni – ha risposto alla Ue affermando che “chiunque voglia vedere la verità sul conflitto tra Israele e i palestinesi” dovrebbe visitare il luogo.

“È venuto il tempo – ha aggiunto, annunciando che Israele distruggerà la casa del palestinese responsabile dell’omicidio – che la comunità internazionale fermi questa ipocrisia e chiami le cose con il loro nome. La radice del conflitto è il rifiuto palestinese di riconoscere lo stato ebraico nei suoi confini”.

Parole seguite a quelle di Abu Mazen che ha detto di essere “contro l’uccisione e lo spargimento di sangue di ogni essere umano, senza differenza di sesso, razza o religione”. “La nostra resistenza rimarrà pacifica e resteremo irremovibili sulla nostra terra” ha poi aggiunto il presidente dell’Anp, ribadendo che i palestinesi si appelleranno alla comunità internazionale per essere protetti dalle “uccisioni e dalle esecuzioni giornaliere” da parte di Israele.

Nello scontro a distanza tra i due, la Ue ha ammonito che gli insediamenti a Gerusalemme est “mettono seriamente a rischio la possibilità per Gerusalemme di diventare la futura capitale dei due Stati”. Non solo le colonie sono “illegali in base alla legge internazionale” ma “costituiscono un ostacolo alla pace e minacciano di rendere impossibile la soluzione dei due Stati”.

Hrw ha invece posto l’accento sul dato economico sottolineando che le attività commerciali delle aziende – comprese le banche israeliane che finanziano la costruzione degli insediamenti ed immobiliari internazionali che vendono le proprietà – “contribuiscono alla confisca di terre palestinesi da parte delle autorità israeliane e alle politiche discriminatorie”.

Politiche che “forniscono privilegi ai coloni a spese dei palestinesi, come l’accesso alla terra e all’acqua, i sussidi governativi e i permessi per sviluppare il territorio”. Il ministero degli esteri ha reagito al rapporto definendolo “unilaterale e politicizzato” e che “mette in pericolo i mezzi di sussistenza di migliaia di palestinesi e scoraggia i rari esempi di coesistenza, di coordinamento e di cooperazione fra israeliani e palestinesi”. (

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