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ONU: Cassis difende candidatura Svizzera a Consiglio sicurezza

Il consigliere federale Ignazio Cassis. KEYSTONE/GIAN EHRENZELLER sda-ats

(Keystone-ATS) Sedere nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non è contraddittorio per la neutralità e l’indipendenza della Svizzera.

Ne è convinto il ministro degli esteri Ignazio Cassis, che si è espresso sulla candidatura della Confederazione per entrare nell’organo nel periodo 2023-24.

Il consigliere federale, in un’intervista odierna concessa ai giornali del gruppo Tamedia, comprende che l’eventuale partecipazione di Berna al Consiglio di sicurezza possa far venire “il mal di pancia a certi politici”, ma invita a restare razionali. “Ci sono più vantaggi che rischi”, si difende il ticinese.

“Non saremo mai i più forti. Essere nelle istituzioni dove possiamo farla rispettare agli altri” è un modo di garantire “la nostra indipendenza”, aggiunge Cassis, ammettendo tuttavia che la Svizzera potrebbe ritrovarsi in situazioni delicate. Se dovesse succedere, il governo se ne occuperà e magari ci si asterrà dal votare, spiega il ministro, secondo cui però questa eventualità si manifesterà di rado o mai.

Cassis fa inoltre notare che Paesi neutrali come l’Austria o la Svezia hanno già avuto a più riprese una poltrona nel Consiglio di sicurezza. Dell’organo incaricato di mantenere la pace fanno parte Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Usa in qualità di membri permanenti, mentre altri Stati si alternano a rotazione, con mandati biennali. La candidatura della Svizzera, presentata nel 2011, verrà discussa in un’elezione prevista nel giugno 2022.

Stando a Cassis, i membri non permanenti devono facilitare la ricerca di compromessi, un ruolo che calza a pennello alla Confederazione, nota “a livello planetario” per buoni uffici, servizio diplomatico e promozione della pace. Inoltre, prosegue il ticinese, “sarebbe un modo di intensificare le relazioni con i Paesi più potenti e rafforzare la nostra immagine”.

Riguardo all’ONU, Cassis ritiene che delle riforme al suo interno siano necessarie. La strada presa a questo proposito dal segretario generale Antonio Guterres va “nella direzione giusta”.

Nel 2018, il ministro aveva detto che l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, era diventata parte del problema e che sostenendola si manteneva in vita il conflitto in Medio Oriente. Interrogato sul tema, Cassis ribadisce che la situazione sul terreno sta cambiando e quindi è normale che servano riforme. In più all’epoca c’era un problema di gestione, che ha condotto a cambiamenti ai vertici dell’istituzione.

Sulla Ginevra internazionale Cassis si dice meno inquieto che due anni fa, quando si parlava di ridurre i costi e altri Paesi sembravano poter offrire condizioni quadro meno care. “Sento che oggi si torna ad apprezzare la qualità del nostro servizio”, sottolinea il consigliere federale.

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