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OSCE: crisi ucraina al centro della Conferenza di Interlaken

(Keystone-ATS) La crisi ucraina è stata al centro della Conferenza dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, apertasi oggi a Interlaken (BE) e dedicata alla lotta contro il terrorismo. Il presidente in carica dell’OSCE Didier Burkhalter ritiene “cruciale” il ruolo della Russia per ottenere la liberazione dei sette osservatori militari ancora detenuti nell’est dell’Ucraina.

Mosca ha mostrato un “segnale chiaro” per la risoluzione di questa crisi, ha dichiarato il presidente della Confederazione in un incontro con la stampa a margine della conferenza internazionale che si tiene sino a domani nell’Oberland bernese. Burkhalter attende tuttavia che questo sostegno si materializzi sul terreno e sia compreso anche dai ribelli filo-russi a Slaviansk.

Situazione”inaccettabile”

Questa detenzione è “inaccettabile” e tutti gli attori devono impegnarsi affinché “il dialogo prevalga sulla violenza”, ha aggiunto il ministro degli esteri svizzero.

La missione speciale di osservazione dell’OSCE continua a negoziare la liberazione dei sette ostaggi, che non sono però stati inviati dall’Organizzazione. Si trovano in Ucraina dopo un accordo tra Kiev e diversi Stati membri dell’OSCE.

Nel suo discorso di apertura, il presidente della Confederazione ha sottolineato come la situazione ucraina sia la dimostrazione di quanto possano divergere le percezioni delle minacce esterne in seno all’OSCE.

Nessun riscatto

Burkhalter ha invitato i 57 Stati partecipanti a cooperare negli ambiti in cui vi è una larga convergenza di vedute. L’OSCE può aiutare questi Paesi grazie al suo approccio globale che integra gli aspetti economici, sociali o dei diritti dell’uomo, ha insistito il presidente in carica dell’Organizzazione.

Per lottare contro i “sequestri con richiesta di riscatto”, il consigliere federale ha auspicato che tutti gli Stati adottino il principio del “non pagamento di riscatti ai terroristi”. La conferenza di Interlaken dovrebbe contribuire ad applicare a livello dell’OSCE una recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che evoca proprio questo principio.

La priorità deve essere la sicurezza degli ostaggi, ha sottolineato dal canto suo Snjezana Bokulic, responsabile del Dipartimento dei diritti dell’uomo all’Ufficio dell’OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (ODIHR).

Altri oratori – come il capo della Divisione delle minacce transnazionali dell’OSCE, Alexei Lyzhenkov, e il direttore esecutivo del Comitato dell’ONU contro il terrorismo, Jean-Paul Laborde – hanno rilevato come la conferenza non potesse essere organizzata “in un momento migliore”. Infatti, sia i “sequestri con richiesta di riscatto” che i “combattenti stranieri” stanno aumentando.

Critica da parte delle ONG

La cooperazione tra l’ONU e l’OSCE è possibile sulle questioni della criminalizzazione dei responsabili o degli sforzi per la prevenzione, ha aggiunto Laborde. Una riunione in seno all’ONU è prevista entro la fine dell’anno, ha precisato.

Burkhalter ha incoraggiato gli Stati dell’OSCE a ratificare le convenzioni e i protocolli delle Nazioni Unite riguardanti il terrorismo e applicarli rispettando i diritti dell’uomo. Una politica antiterroristica efficace contempla il rispetto dei diritti dell’uomo, gli ha fatto eco la Bokulic. Altrimenti, “perderemmo il senso della nostra lotta”, ha aggiunto Laborde.

Gli Stati reagiscono spesso con misure esagerate nella lotta contro il terrorismo, hanno indicato dal canto loro all’ats i rappresentanti di Amnesty International (AI) e di Human Rights Watch (HRW) presenti a Interlaken. Queste ONG denunciano il modo in cui vengono trattati i sospetti così come la detenzione senza un capo d’accusa.

Aiuto nella questione dei “combattenti stranieri”

L’OSCE può pure aiutare gli Stati membri a integrare la “questione dei combattenti stranieri” nella loro strategia nazionale o il loro piano d’azione contro il terrorismo, ha aggiunto Burkhalter.

Secondo alcune stime, dei circa 11’000 combattenti stranieri in Siria, quasi 2’000 provengono da Paesi dell’OSCE, di cui 15-20 dalla Svizzera.

Fino a domani, circa 200 esperti internazionali e svizzeri tratteranno di queste e altre questioni. Al termine della conferenza, la presidenza svizzera dell’OSCE presenterà le conclusioni che dovrebbero fungere da punto di riferimento per le discussioni future in materia di lotta contro il terrorismo.

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