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Panama Papers: ora Osborne in mirino, non pagò corporate tax

(Keystone-ATS) Gli effetti collaterali dello scandalo Panama Papers, con le accuse al premier britannico David Cameron, si abbattono ora anche sul suo ministro del Tesoro e già delfino designato: il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne.

Egli viene accusato da alcuni giornali d’aver eluso il pagamento della cosiddetta ‘corporation tax’ su parte delle sue entrate.

Costretto ieri a pubblicare la propria dichiarazione dei redditi sulla scia di quanto fatto dallo stesso Cameron, Osborne è preso di mira oggi in prima pagina dal Daily Mirror, ma anche dal Times, per aver incassato 45’000 sterline dall’azienda di famiglia aggirando tuttavia la corporation tax grazie a una ‘scappatoia’ sì legale, ma al cui uso lui stesso – in veste di ministro – ha di recente imposto limitazioni alle banche.

Intanto il Guardian fa il bilancio dell’acceso dibattito di ieri ai Comuni sul caso Panama Papers, il primo affrontato da Cameron dopo l’esplosione dello scandalo, dando atto al premier conservatore di aver accettato a viso aperto il confronto parlamentare, ma anche notando che il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, ha avuto buon gioco a sollevare nuove critiche e a chiedere “altre risposte”.

In difesa di Cameron si muove oggi l’ex leader Tory ed ex ministro William Hague, che riconosce la necessità di una “nuova era di trasparenza finanziaria” per la politica, ma invita a non assolutizzare questo criterio di giudizio. Sulla stessa lunghezza d’onda i commenti del filo-conservatore Daily Telegraph e del Financial Times, giornale della City. Mentre i sondaggi accreditano tuttavia un’atteggiamento radicale della maggioranza dei cittadini britannici sulle tasse pagate (o non pagate) dagli esponenti politici.

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