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Papa: a Cuba libertà chiesa e no embargo; incontra Fidel

(Keystone-ATS) Benedetto XVI celebra la messa nella Plaza de la Revolucion, luogo simbolico del regime dell’Avana e teatro delle grandi adunate castriste, poi nelle ore finali della sua visita a Cuba incontra proprio il “lider maximo” della rivoluzione, l’anziano e malato Fidel Castro. E se da una parte il Papa chiede più libertà per la chiesa cubana, dall’altra nel suo congedo da Cuba, prende posizione contro le “misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese” che “pesano negativamente sulla popolazione”.

Nella grande celebrazione davanti a 300 mila persone, con in prima fila il fratello di Fidel, l’attuale presidente Raul Castro, il Papa non ha rinunciato, a invocare “cambiamenti” per Cuba e per il mondo, e prima di ripartire dall’Avana, ha detto che è “urgente” che “nella convivenza umana, nazionale ed internazionale, si eliminino posizioni inamovibili ed i punti di vista unilaterali che tendono a rendere più ardua l’intesa ed inefficace lo sforzo di collaborazione”.

Un viaggio che Joseph Ratzinger ha terminato con uno speciale augurio: ‘Hasta siempre, Cuba”. “Che Dio benedica il tuo futuro”. Anche nel Paese che resta una delle ultime roccaforti comuniste, la Chiesa deve poter “annunciare pubblicamente ed apertamente la sua fede”: il Papa ha chiesto alle “autorità governative della nazione” che essa possa operare “negli ambienti formativi ed universitari”.

L’incontro “cordiale e intenso” con Fidel Castro, 14 anni la storica stretta di mano di Wojtyla, è avvenuto alle 12.30 locali (le 19.30 in Svizzera) nella Nunziatura apostolica ed è durato circa mezz’ora. “Che cosa fa un Papa?”, ha chiesto tra l’altro Fidel. E Benedetto XVI gli ha parlato dei suoi viaggi per incontrare i popoli e del suo servizio alla Chiesa universale. Varie le curiosità di Fidel, tra cui su come è cambiata la liturgia, su cosa pensa il Papa delle difficoltà odierne dell’umanità. Castro chede anche a Ratzinger dei libri che lui può consigliargli.

Nella messa della mattinata a Plaza de la Revolucion, accolto da 300 mila persone nello stesso luogo dove 14 anni fa celebrò messa papa Wojtyla, Ratzinger ha lanciato un preciso e argomentato appello in favore della libertà religiosa. Ad ascoltarlo, anche Raul Castro, in prima fila dinanzi all’altare costruito sotto il monumento-memoriale a Josè Martì, eroe nazionale dell’indipendenza, e con sullo sfondo il celebre maxi-ritratto di Che Guevara e la scritta “Hasta la victoria siempre”.

La Chiesa, ha detto il Pontefice, “deve contare sull’essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede”. Su questo “è da riconoscere con gioia” che a Cuba “sono stati fatti passi” in avanti. “Tuttavia – ha aggiunto -, è necessario proseguire e desidero incoraggiare le autorità governative della Nazione a rafforzare quanto già raggiunto ed a proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune di tutta la società cubana”.

Secondo Ratzinger, quando la Chiesa “mette in risalto” il diritto della libertà religiosa, “non sta reclamando alcun privilegio”, ma “pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l’uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza”. Per questo, “essa cerca di offrire questa testimonianza nella sua predicazione e nel suo insegnamento, sia nella catechesi come negli ambienti formativi ed universitari”. “È da sperare – ha detto ancora il Papa – che presto giunga anche qui il momento in cui la Chiesa possa portare nei vari campi del sapere i benefici della missione che il suo Signore le ha affidato e che non può mai trascurare”.

Benedetto XVI che ha detto ancora il suo ‘no’ al “relativismo” di chi ritiene che “non esista una verità per tutti” e al “fanatismo” di chi “cerca di imporre la sua verità agli altri”, ha anche sottolineato che “Cuba e il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell’amore, seminando riconciliazione e fraternità”.

L’istanza del Papa per una maggiore libertà a Cuba, in particolare religiosa, dopo che ieri ha chiesto a Raul Castro di riconoscere il Venerdì Santo come giorno festivo (come accadde per il Natale dopo la storica visita di Wojtyla), ha avuto un triste contraltare nel fatto che a dissidenti di fede cattolica sia stato impedito di andare alla grande messa nella Plaza de la Revolucion per prevenire eventuali dimostrazioni: primo fra tutti Oswaldo Paya, leader del Movimento Cristiano de Liberacion, Premio Sakharov per i diritti umani, bloccato nella sua casa circondata dalla polizia, senza poter comunicare con l’esterno, secondo quanto hanno riferito fonti a lui vicine.

Questi tre giorni di Ratzinger nella “isla hermosa”, comunque resteranno anch’essi nella storia come quelli che vi trascorse nel 1998 Giovanni Paolo II. Sicuramente un ulteriore passo in avanti nei rapporti Stato-Chiesa, ma anche un momento tra quelli che resteranno del pontificato di Ratzinger.

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