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Papa: donna in cura dal 2006, ora in isolamento a Subiaco

(Keystone-ATS) ROMA – Ci aveva provato l’anno scorso, ha tentato di nuovo quest’anno, sempre a Natale, con un unico obiettivo: “volevo toccare il Santo Padre, non volevo fargli del male”. Dopo averlo detto agli uomini della Gendarmeria vaticana e ai medici del Santo Spirito, la venticinquenne italo-svizzera l’ha ripetuto anche oggi ai sanitari dell’ospedale di Subiaco, dove é stata trasferita ieri mattina dopo aver tentato di avvicinare il papa durante la messa a San Pietro e averlo trascinato a terra.
Che quello della di Frauenfeld – la tranquilla capitale del canton Turgovia dove è nata – non fosse un tentativo di aggressione, i responsabili della sicurezza vaticana lo hanno capito pochi minuti dopo averla bloccata, disarmata. E nel corso dell’interrogatorio, sentendo i suoi discorsi sconnessi, hanno avuto la conferma che la donna aveva disturbi psichici seri.
Problemi riscontrati anche da medici e infermieri della comunità psichiatrica ‘Wohngruppe Kanzler’ di Frauenfeld, dove la donna è stata ricoverata per due anni, dal 2006 al 2008, che la descrivono come una persona chiusa, con forti problemi di socializzazione. “Sono sbigottito e costernato dell’accaduto” dice il direttore, Rolf Kessler, sottolineando però di non sapere cosa sia successo da quando la donna ha lasciato la struttura. Ma certo, prosegue, non è stata la fede a spingere la 25enne a tentare di avvicinare il papa scavalcando le barriere a San Pietro. “La sua fede – spiega – non era oltre la media e certamente non così forte da essere considerata una mania religiosa che potrebbe spiegare il gesto”.
Risposte che, forse, potranno dare i medici dell’ospedale Angelucci di Subiaco, un paese di montagna a 70 km da Roma dove la donna è ricoverata in trattamento sanitario obbligatorio da ieri mattina e dove rimarrà, in isolamento, per almeno una settimana. I sanitari che l’hanno già visitata hanno parlato di una persona “disturbata” con un “pensiero distorto” e “segni di squilibrio psichico”, che necessita di una cura a base di psicofarmaci. A Subiaco sono arrivati oggi il padre e la sorella della 25enne, un incontro durato non più di un’ora che è servito ai familiari per rassicurare la ragazza e sincerarsi delle sue condizioni. Ma anche per chiedere notizie ai medici che la tengono sotto costante osservazione, esprimendo loro il timore che il clamore mediatico che si è creato attorno a lei possa peggiorarne le condizioni. Da qui la richiesta, avanzata esplicitamente dal padre, di evitarle ogni contatto con l’esterno, anche attraverso giornali e tv.
Dalle indagini condotte dalla Gendarmeria vaticana, intanto, é emerso che la donna era arrivata a Roma il 22 dicembre e aveva preso una camera in un residence di via Morgagni, vicino al Policlinico Umberto I. La Digos di Roma ha perquisito oggi la stanza – un atto di scrupolo visto che le indagini sull’episodio sono di esclusiva competenza vaticana – senza però trovare nulla di rilevante. Due giorni dopo il suo arrivo, la 25enne è andata alla Prefettura pontificia per prendere il biglietto per la messa di Natale, un tagliando che non è nominativo e che viene di norma distribuito senza che vengano chiesti i documenti e senza che siano accertate le generalità del richiedente, fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Così la donna ha raggiunto San Pietro e si è messa in fila, ha passato i controlli al metal detector e ha raggiunto le transenne all’inizio della navata centrale, con la stessa giacca rosso fuoco con cui l’anno scorso si era presentata nella Basilica. Poi il salto verso il papa, bloccato anche quest’anno dal capo della Gendarmeria Domenico Giani che però non è riuscito ad evitare che la ragazza nella caduta trascinasse con se il pontefice.

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