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Papa annuncia giubileo straordinario dall’8 dicembre

(Keystone-ATS) Il Papa trasforma i cinquanta anni dalla chiusura del Concilio da commemorazione a spinta in avanti: l’8 dicembre prossimo inaugurerà un Anno Santo straordinario, per realizzare “una nuova tappa” nella “missione” della Chiesa di portare a tutti “il Vangelo della misericordia”.

Il vangelo della misericordia evoca una profonda conversione della Chiesa. Ed evoca poveri, ultimi, periferie, parole chiave del pontificato ma anche tema conciliare fin qui piuttosto emarginato. La Chiesa dei poveri fu evocata da papa Roncalli prima di indire il Concilio, ma ebbe nel dibattito, nei documenti e nel postconcilio, meno spazio che non gli altri due temi conciliari forti, cioè il dialogo interreligioso e il rapporto con il mondo contemporaneo. O meglio ebbe meno spazio in Occidente, mentre in America Latina l’attuazione del Concilio e del magistero conciliare di Paolo VI ha condotto alla teologia del popolo e alla Chiesa povera e per i poveri.

Il Papa ha annunciato il giubileo straordinario il giorno del secondo anniversario della sua elezione, durante una liturgia penitenziale in San Pietro, e le sue parole sono state accolte da un applauso. L’Anno Santo sarà indotto il 12 aprile, la domenica della Divina Misericordia, con la pubblicazione della bolla, e inaugurato l’8 dicembre con l’apertura della porta santa della basilica di San Pietro. Si concluderà il 20 novembre 2016. Nell’omelia il Pontefice ha insistito a lungo sulla necessità di accogliere in primo luogo su di sé la misericordia di Dio, per essere capaci poi di accogliere ognuno con misericordia. “Dio perdona tutto e perdona tutti”, ha ricordato, e ha chiesto “in particolare ai confessori” di ricordarsi questo.

Papa Bergoglio ha contrapposto la figura della peccatrice, “era una peccatrice pubblica”, ha rimarcato, a quella di Simone il fariseo. Questo Anno santo sembra dunque molto importante nella prospettiva di papa Francesco e per la Chiesa. Quello che il Papa chiede a tutta la Chiesa è la capacità di riconoscersi bisognosi di conversione. Solo se ci sarà questa presa d’atto ci potrà essere riforma, delle istituzioni, della curia.

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