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Parco innovazione a Nazionale, iniziativa su AVS a Stati

(Keystone-ATS) Riprendono i lavori alle Camere. Al Consiglio nazionale prosegue il dibattito incominciato ieri sul Parco svizzero dell’innovazione. Il progetto del Consiglio federale, contro il quale si è espresso soltanto l’UDC, prevede un credito di 350 milioni di franchi.

Il sostegno finanziario della Confederazione dovrebbe avvenire mediante fideiussioni destinate alle infrastrutture di ricerca. Berna potrà anche mettere a disposizione terreni nell’area dell’attuale aerodromo militare di Dübendorf (ZH).

Il parco comprenderà due sedi “hub” nell’area dei due politecnici federali di Losanna e Zurigo e tre reti regionali: nel canton Argovia, nella Svizzera nordoccidentale e nella città di Bienne. Il progetto ticinese non è stato preso in considerazione, per il momento.

Il Consiglio degli Stati tratterà in entrata, a livello di divergenze, il dossier riguardante la cartella informatizzata del paziente e la legge sui trapianti.

L’agenda dei lavori prevede anche l’esame dell’iniziativa popolare “AVSplus: per un’AVS forte” lanciata dalla sinistra e dall’Unione sindacale svizzera. L’iniziativa, depositata il 17 dicembre 2013 con 111’683 firme valide, chiede un potenziamento delle rendite AVS del 10%, pari a un aumento mensile di 200 franchi per le persone singole e di 350 franchi per i coniugi.

Stando al Consiglio federale e alla maggioranza della commissione preparatoria, non v’è alcun margine di manovra finanziario per aumentare le prestazioni del primo pilastro. Il governo preferisce puntare sul suo progetto di riforma “Previdenza per la vecchiaia 2020”. Da qui la raccomandazione di respingere il testo senza controprogetto. L’iniziativa non dovrebbe avere scampo oggi alla Camera dei cantoni.

Secondo l’esecutivo, l’accettazione del testo genererebbe un incremento delle spese dell’AVS di circa 4 miliardi di franchi l’anno e di 5,5 miliardi entro il 2030. Il testo complicherebbe quindi ulteriormente le sfide finanziarie dell’AVS, che in quel periodo dovrà far fronte al pensionamento delle persone nate negli anni 1950 e 1960, le cosiddette generazioni del baby boom.

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