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Parlamento approva riforma “too big to fail”

(Keystone-ATS) Le grandi banche svizzere dovranno rispettare esigenze più severe. Il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati hanno accettato oggi il compromesso proposto dalla conferenza di conciliazione e approvato regole più restrittive per i grandi istituti finanziari in materia di capitale proprio e organizzazione (progetto denominato “too big to fail”).

Gli Stati hanno approvato tacitamente l’idea che il parlamento si pronunci sulle prime disposizioni d’esecuzione della legge. Queste riguarderanno in particolare i tassi dei fondi propri che per le banche sistemiche dovranno raddoppiare.

Il Nazionale ha da parte sua rinunciato a esigere che gli interessi dei prestiti a conversione obbligatoria (CoCo Bond) siano esonerati durante 5 anni dall’imposta preventiva.

Il progetto messo a punto dal Consiglio federale prevede già esenzioni dalla tassa di bollo per le obbligazioni e le carte valori emesse in Svizzera. Ciò dovrebbe generare perdite fiscali per 200 milioni di franchi all’anno.

Nonostante numerose proposte venute sia da destra che da sinistra, il progetto approvato oggi dalle Camere non si discosta di molto dalla versione elaborata dal governo. In sostanza essa prevede che le banche troppo grandi per fallire – come UBS e Credit Suisse – raddoppino il livello dei fondi propri (19% degli attivi ponderati in funzione dei rischi, contro l’8% attuale), soddisfino criteri più severi in materia di liquidità e migliorino la ripartizione dei rischi.

Il Consiglio federale voleva che le banche fossero organizzate in modo da assicurare le proprie funzioni di importanza sistemica anche in caso di minaccia di insolvenza. Il parlamento ha invece ritenuto sufficiente l’obbligo di elaborare un piano d’urgenza da applicare immediatamente.

La competenza di stabilire quali istituti siano di importanza sistemica spetta alla Banca nazionale. L’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) potrà concedere maggiori esoneri fiscali alle banche che si spingono oltre le nuove esigenze in materia di fondi propri.

I fondi propri non potranno essere inferiori al 14% degli attivi ponderati in funzione dei rischi minimi. La FINMA dovrà inoltre informare “nelle grandi linee” il pubblico sulle sue decisioni riguardanti le esigenze che le grandi banche dovranno soddisfare. Se lo Stato dovesse aiutare finanziariamente un grande istituto, il Consiglio federale potrà vietare i bonus e rivedere il sistema di rimunerazione dello stesso.

Al più tardi tre anni dopo l’entrata in vigore di questo pacchetto di misure, e in seguito ogni due anni, il Consiglio federale dovrà esaminare la loro applicazione in relazione a quanto avviene sul piano internazionale e riferirne al parlamento.

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