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Parte da Venezia la Facebook del passato, grazie big data

(Keystone-ATS) Camminare virtualmente nella Venezia del ‘500, sapendo chi si potrebbe incontrare nelle botteghe o come si chiamano le famiglie e i singoli individui che abitano nei palazzi, magari conoscere anche la storia di alcuni, come in una Facebook di mille anni fa.

Non è un videogioco, ma un esempio di come potrebbe trasformare lo studio della storia l’enorme quantità di dati conservati nell’Archivio di Stato di Venezia, scansionati, senza la necessità di aprirli, da macchine simili alle Tac e letti da computer ‘intelligenti’.

Il progetto si chiama ‘Venice Time Machine’ ed è nato dalla collaborazione tra Archivio di Stato di Venezia, Politecnico di Losanna e università Cà Foscari. Avviato nel 2013, ha presentato i suoi primi risultati oggi a Roma, nel convegno sulla “Grande bellezza dei grandi dati” organizzato dagli stessi partner del progetto, con Ambasciata svizzera in Italia, Archivio di Stato di Roma e università di Roma Tor Vergata.

“Tecnologie avanzate e patrimonio culturale si uniscono per rendere ancora più interessante la ricerca umanistica e metterla a disposizione di un pubblico più ampio”, ha osservato Michele Petochi, dirigente del Politecnico di Losanna e coordinatore dei ricercatori svizzeri coinvolti nel progetto.

Digitalizzare i 2,5 miliardi di pagine contenute negli 80 chilometri occupati dagli scaffali dell’Archivio di Stato è un’opera davvero ambiziosa, ma con le macchine di nuova generazione analizzare questi “big data” diventerebbe più veloce: si è calcolato che con i mezzi tradizionali ci vorrebbero 99 anni. Riuscire a leggere contratti di lavoro e di compravendita, lettere di ambasciatori, testamenti, dati catastali permetterebbe agli storici di avere informazioni finora inimmaginabili e sarebbe l’inizio di quella che già gli esperti chiamano “storia digitale”.

Per uno dei ricercatori coinvolti nel progetto, Frederic Kaplan del Politecnico Losanna, nascerebbe una sorta di “Facebook del passato, che può diventare sempre più grande”. Una volta trasformati in immagini dalle scansioni, ha aggiunto, i documenti possono essere analizzati e messi in relazione tra loro, in modo da “estrarre le informazioni e capire i legami tra persone e luoghi”. Da questa rete di informazioni finiscono per emergere le persone. Per Kaplan “è un metodo che può essere applicato per tutti gli archivi, in Italia e nel mondo” e che apre Internet alla “dimensione del passato: la rete – ha concluso – non è solo futuro”.

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