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Pena di morte: il boia è cinese, 5000 giustiziati nel 2009

(Keystone-ATS) ROMA – Nel 2009, i boia più impegnati sono stati quelli cinesi. Secondo un rapporto dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, l’anno scorso Pechino ha ordinato 5000 esecuzioni, sulle almeno 5679 registrate in tutto il pianeta. 607 persone sono state giustiziate in Paesi dall’ordinamento giuridico che si rifà alla Sharia musulmana.
La Cina quindi, si colloca sul triste podio dei Paesi che hanno comnpiuto più esecuzioni al mondo, seguita da Iran e Iraq. I tre Paesi, sottolinea il rapporto, sono caratterizzati da regimi “autoritari”.
Nel 2009, su 43 Stati mantenitori della pena di morte, quindici hanno ordinato esecuzioni. Rispetto al 2008, in nove Paesi non sono state effettuate esecuzioni, tra cui Afghanistan, e Pakistan.
Tre Paesi, invece hanno ripreso ad infliggere la pena di morte: Thailandia, Taiwan e Bielorussia, dove nel marzo 2010 sono state giustiziate due persone per omicidio. Anche l’Autorità Nazionale Palestinese ha ripreso le esecuzioni, dopo cinque anni di sospensione.
Il trend globale, evidenzia il rapporto, è positivo. Nel 2008 le esecuzioni sono state almeno 5735, circa 53 in più rispetto all’anno scorso.
Anche in Cina, benché la pena di morte sia considerata un segreto di Stato e i dati non siano così chiari, i giustiziati sono in diminuzione: sei anni fa erano diecimila, il doppio rispetto al 2009.
Tra i Paesi considerati democratici, il primato spetta agli Stati Uniti, dove lo scorso anno sono state registrate 52 condanne a morte eseguite.
L’anno scorso, almeno 607 persone sono state giustiziate in Paesi che hanno nei loro ordinamenti giuridici richiami espliciti alla Sharia. Il dato è in aumento: nel 2008 le esecuzioni registrate eranoi state circa 585. Impiccagione, fucilazione, decapitazione sono stati i metodi più utilizzati per l’applicazione della legge islamica. E in Iran, almeno in un caso, è stata praticata la lapidazione.
Tra i 48 Paesi a maggioranza musulmana nel mondo, quelli mantenitori della pena di morte sono 25, dei quali dieci l’hanno applicata nel 2009. Il primato spetta all’Iran, con 402 esecuzioni, seguito dall’Iraq con 77 casi. In entrambi i Paesi il metodo più utilizzato è l’impiccagione.
La decapitazione è invece un’esclusiva dell’Arabia Saudita, il Paese che segue l’interpretazione più rigida della Sharia. Qui infatti si può andare alla forca per omicidio, stupro, rapina a mano armata, traffico di droga, stregoneria, adulterio, sodomia, omosessualità, rapina su autostrada, sabotaggio e apostasia. In Arabia Saudita, nel 2009, sono state almeno 69 le esecuzioni, mentre due persone sono tuttora detenute nel braccio della morte con l’accusa di stregoneria e blasfemia.

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