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Personale federale contro smantellamento salari e posti lavoro

(Keystone-ATS) Marcia di protesta del personale federale stamane a Berna contro il “programma di austerità” del governo. In una petizione al Consiglio federale oltre 6600 dipendenti chiedono uno stop allo “smantellamento salariale e di posti di lavoro”.

La petizione, lanciata da sindacati e associazioni di categoria, è stata consegnata verso mezzogiorno alla Cancelleria federale al termine di una “marcia su Palazzo” che ha riunito diverse centinaia di persone, ha potuto constatare sul posto l’ats.

Nel testo si chiede “una politica del personale responsabile e il ritorno ai fondamenti della partnership sociale”. “Il personale federale lavora bene ed è altamente motivato per fornire servizi ottimali alla popolazione e all’economia privata”, ma per poter continuare a farlo l’Amministrazione ha bisogno di sufficienti risorse, afferma una nota distribuita alla stampa.

Il Consiglio federale ha annunciato lo scorso 21 ottobre un programma di risparmi da attuare a partire dal 2017, con economie rilevanti nel settore del personale. Non sono state fornite cifre precise, ma il governo si era detto disposto a risparmi dell’ordine di 330 milioni di franchi dal 2017 nell’Amministrazione, di cui la metà (165 milioni) attraverso tagli nel personale.

Le associazioni di categoria fanno notare come il personale federale sia sottoposto a una sempre maggiore pressione e nello stesso tempo sia diffamato come “inefficiente e superfluo”. Numerosi interventi parlamentari esigono che si proceda a tagli radicali e si sopprimano impieghi. Il programma di risparmi del governo – ha spiegato ai giornalisti la consigliera nazionale Maria Bernasconi (PS/GE), segretaria generale dell’Associazione del personale della Confederazione (APC) – colpisce inoltre duramente i giovani dipendenti e le classi salariali inferiori: congelamento degli stipendi nel 2016, progressione salariale divisa per due e premio di fedeltà ormai solo dopo 10 anni di servizio.

Maria Bernasconi ha denunciato il fatto che non ci sia alcun negoziato tra governo e rappresentanti del personale: “Il partenariato sociale è stato calpestato” e si rischia un ulteriore irrigidimento dei fronti dopo la vittoria della destra alle ultime elezioni federali. “Se i rapporti con l’attuale ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf sono stati “buoni”, l’arrivo al suo posto di un esponente dell’UDC la preoccupa non poco.

Il personale federale poteva trarre qualche speranza dalla decisione presa a metà ottobre dalla Commissione delle finanze del Consiglio nazionale, che con 13 voti contro 9 e una astensione ha respinto una mozione, accolta in precedenza dagli Stati, in cui si chiede che gli effettivi del personale federale siano bloccati ai livelli del 2015, pari a 35’000 impieghi a tempo pieno. Ma le associazioni di categoria temono che la recente svolta a destra porti a nuove misure drastiche.

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