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Più potere ai servizi segreti per contrastare terrorismo

Più potere ai servizi segreti per contrastare terrorismo (foto d'archivio). KEYSTONE/EPA DPA/DANIEL NAUPOLD sda-ats

(Keystone-ATS) Le attuali armi di cui dispongono gli “007” elvetici per contrastare la minaccia terroristica sono “spuntate”.

Per questo, un comitato interpartitico (PLR, PPD, UDC, PBD, parte dei Verdi liberali e dei socialisti) invita ad approvare il 25 settembre la nuova Legge federale sulle attività informative (LAin) contro la quale è stato lanciato il referendum. Per il comitato sono in gioco nientemeno che la libertà e la felicità della popolazione.

A lanciare il referendum contro la LAin è stata l’Alleanza contro lo Stato ficcanaso, di cui fanno parte Gioventù socialista, Verdi, socialisti, Partito Pirata, Partito del Lavoro, Gruppo per una Svizzera senza esercito nonché altre organizzazioni come dirittifondamentali.ch, Digitale Gesellschaft Syndicom e Lista Alternativa di Zurigo.

Secondo i promotori della consultazione popolare, la LAin erode in maniera massiccia la sfera privata, col rischio di sfociare in un’inutile sorveglianza di migliaia di persone: gli estesi poteri concessi ai servizi segreti trasformerebbero ogni singolo cittadino in un potenziale sospetto.

Di parere opposto il comitato “Sì alle LAin”, secondo cui si tratta di dotare i servizi informativi della Confederazione di quegli strumenti in grado di prevenire le minacce attuali, come il terrorismo di matrice islamica.

Per il comitato, gli strumenti di controllo tanto interni all’amministrazione che esterni (leggi: parlamento) eviteranno il ripetersi di una schedatura di massa, come è stato il caso durante la Guerra fredda.

In un contesto sempre più complesso e inquietante, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) ha bisogno di mezzi supplementari e al passo coi tempi per scoprire i pericoli e dare tempestivamente l’allarme. Oggi gli 007 possono acquisire informazioni soltanto in luoghi pubblici e non sorvegliare i personal computer e le telecomunicazioni.

La nuova legge – votata dalle Camere lo scorso settembre – dovrebbe quindi consentire di colmare le lacune. Gli agenti elvetici devono poter sorvegliare le comunicazioni (posta, telefono, e-mail), osservare quanto avviene in ambito privato anche installando microfoni, controllare di nascosto sistemi informatici e installare i cosiddetti “cavalli di Troia”.

Tali misure potranno essere adottate solo in caso di grave minaccia, contro attività terroristiche, spionaggio, proliferazione di armi di distruzione di massa e cyberattacchi a infrastrutture critiche d’informazione, ma non in relazione ad attività di estremismo violento. Per il comitato non si tratta di mettere sotto sorveglianza tutti i cittadini, ma di operazioni mirate e limitate: una decina di “ricerche speciali” all’anno.

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