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Pressing di Kushner e Melania ma Trump non si arrende

A 48 ore dalla vittoria di Joe Biden, Donald Trump non ha ancora telefonato al neo presidente. KEYSTONE/AP/Steve Helber sda-ats

(Keystone-ATS) Donald Trump in queste ore non contempla minimamente la possibilità di rea. E, a 48 ore dalla vittoria di Joe Biden, dalla Casa Bianca nessuna chiamata è giunta sul telefono del neo presidente.

Di concessione della vittoria per ora non se ne parla, nonostante il pressing portato avanti non solo dal genero consigliere Jared Kushner, ma anche dalla first lady Melania, che in queste ore gli stanno chiedendo con sempre più insistenza di accettare la sconfitta.

Donald Trump invece nel suo primo giorno da presidente uscente torna su un campo da golf e, mentre passeggia sul green, tra una buca e l’altra medita il da farsi negli 80 giorni che gli rimangono da qui al 20 gennaio, quando dovrà definitivamente lasciare l’incarico.

Nei suoi piani non solo l’annunciata offensiva legale per mettere in discussione il risultato delle elezioni. Trump accarezza anche l’idea della vendetta per lo smacco subito, attraverso un’ondata di decisioni che mettano da subito in enorme difficoltà chi siederà al suo posto nello Studio Ovale.

E qualcuno già parla di “wrecking ball”, di una palla demolitrice lanciata da Trump per seminare il caos. Una delle ipotesi più inquietanti è la nomina di un procuratore speciale che indaghi sul caso di Hunter Biden, il figlio del presidente eletto che nell’ultima fase della campagna elettorale è finito nel mirino per i suoi affari in Ucraina e con la Cina. Una mossa clamorosa, dunque, che potrebbe essere preceduta dal siluramento del ministro della giustizia William Barr e del capo dell’FBI Cristopher Wray, per mettere al loro posto uomini di fiducia.

Ma tra le vittime dell’ultima purga potrebbero esserci anche il capo del Pentagono Mark Esper, quella dalla CIA Gina Haspel, il super esperto Anthony Fauci e il capo dei CDC (la massima autorità sanitaria) Robert Redfiled. Una resa dei conti anche per facilitare a tutti i livelli dell’amministrazione il varo di un fiume di norme e regolamenti last minute, provvedimenti mirati a proteggere il più possibile l’eredità trumpiana e gli interessi della sua famiglia.

Trump però prima di lasciare la Casa Bianca sarebbe intenzionato anche a tirare fuori dai guai con la giustizia i suoi amici e alleati più fedeli, quelli che stanno pagando il conto per diversi reati e per il loro coinvolgimento nel Russiagate. Così sarebbe in arrivo un’ondata di provvedimenti per graziare Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale, e Paul Manafort, ex manager della campagna elettorale di Trump nel 2015.

Al contrario, il presidente uscente non vuole rinunciare a una rappresaglia contro chi considera dei traditori, avviando una serie di ritorsioni legali soprattutto verso l’altro suo ex consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, reo di aver raccontato in un libro il caos della Casa Bianca trumpiana.

Tra le ultime misure di Trump ci potrebbe poi essere la fissazione delle linee guida per il vaccino anti-Covid e una ulteriore stretta sull’immigrazione, in particolare sui visti, sulle richieste di asilo e con l’estensione del divieto di ingresso negli Usa dai Paesi musulmani.

Ma qualcuno tra gli osservatori si chiede se sarà proprio questa la strada imboccata da Trump, che ormai libero da obiettivi elettorali può anche disinteressarsi definitivamente della lotta alla pandemia e snobbare anche il tema dell’economia: ormai sono problemi di chi verrà dopo di lui, e dal suo punto di vista più la situazione peggiora e meglio è.

Il presidente uscente però deve valutare con attenzione il ritorno delle sue prossime mosse in termini di rischi e di immagine, tenendo conto che la vita fuori dalla Casa Bianca sarà diversa e meno protetta dallo scudo dell’immunità, con diverse inchieste in corso che lo riguardano. Così il silenzio di queste ore, mentre passeggia su un campo da golf, potrebbe preludere ad una tempesta. Oppure potrebbe farsi avanti il sogno di una nuova vita, a partire dal trasferimento nella sua Mar-a-Lago.

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