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Profughi: Unhcr e Mmc, oltre 6200 riportati in Libia nel 2020

Un rapporto dell'Agenzia dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) fa stato di condizioni raccapriccianti dei migranti riportati in Libia. KEYSTONE/AP/SANTI PALACIOS sda-ats

(Keystone-ATS) Finora nel 2020, oltre 6200 profughi sono stati riportati in Libia dopo essere stati intercettati dalla Guardia costiera libica mentre tentavano la traversata via mare per l’Europa.

Una volta sbarcati, spesso sono “trattenuti arbitrariamente in centri di detenzione ufficiali, nei quali sono esposti quotidianamente ad abusi e vivono in condizioni raccapriccianti, oppure finiscono in ‘centri non ufficiali’ o depositi controllati dai trafficanti che li sottopongono a maltrattamenti fisici per estorcere loro pagamenti in denaro”.

È quanto denuncia un nuovo rapporto pubblicato oggi dall’agenzia Onu per i rifugiati Unhcr e dal Mixed Migration Centre (Mmc) del Danish Refugee Council, intitolato “In questo viaggio, a nessuno importa se vivi o muori”. Secondo il documento, la cifra dei profughi riportati in Libia finora suggerisce che il dato finale di quest’anno probabilmente eclisserà quello di 9035 persone ricondotte nel Paese registrato nel 2019.

“I dati raccolti mostrano ancora una volta come la Libia non sia un luogo sicuro presso cui ricondurre le persone”, ha dichiarato Bram Frouws, Responsabile del Mixed Migration Centre. “Sebbene questo rapporto potrebbe non essere l’ultimo che documenta tali violazioni, arricchisce il crescente numero di prove che non possono più essere ignorate”.

Secondo il rapporto, negli ultimi anni sono stati conseguiti progressi saltuari per rispondere alla situazione in Libia, con alcuni dei criminali responsabili degli abusi e delle morti sanzionati o posti in stato di arresto. Si è registrata, inoltre, una riduzione del numero di persone trattenute nei centri di detenzione ufficiali libici.

L’Unhcr continua a chiedere di porre fine alla detenzione arbitraria di rifugiati e richiedenti asilo ed è pronta a supportare le autorità libiche nell’individuazione e nell’implementazione di misure alternative alla detenzione.

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