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PS: accordo quadro Ue, presidente Levrat minaccia referendum

Congresso PS contrario a un accordo quadro con l'Ue a spese dei lavoratori KEYSTONE/ENNIO LEANZA sda-ats

(Keystone-ATS) Il presidente del PS Christian Levrat è contrario a un accordo quadro istituzionale con l’Unione europea a spese dei lavoratori.

Al congresso che si sta tenendo oggi a Windisch (AG), ha dichiarato che, in caso tale trattato venisse firmato, il suo partito sarebbe pronto a combatterlo con un referendum.

L’apertura della Svizzera verso l’Ue deve portare a un rafforzamento delle misure di protezione sociale e non al loro indebolimento, ha affermato il consigliere agli Stati friburghese davanti ai delegati. Coloro che sono disposti a sacrificare la tutela degli stipendi sull’altare di un’ipotetica intesa con Bruxelles sono “giocatori d’azzardo politici”.

La popolazione non sosterrebbe mai un accordo con Bruxelles se aprisse la porta al dumping salariale, si è detto convinto. Se il Consiglio federale dovesse concludere un contratto sfavorevole per i lavoratori, il PS si opporrà tramite un referendum, ha affermato Levrat tra gli applausi dei presenti. A suo dire, credere che la Confederazione sarebbe più vicina all’Ue in assenza di misure di accompagnamento adeguate è “un’illusione pericolosa”.

Levrat ha inoltre messo in risalto come le elezioni federali del 2019 siano decisive per il futuro della Svizzera. Populisti e nazionalisti vanno contrastati, ha sottolineato il presidente socialista, così come l’alleanza in parlamento formata da PLR e UDC.

Il presidente socialista ha accusato liberali-radicali e PPD di essere al servizio dell’UDC e allo stesso tempo ha tacciato il partito guidato da Albert Rösti di essere sempre più simile agli schieramenti di estrema destra europei, come l’AfD in Germania, l’FPÖ in Austria e il Rassemblement National (ex Front National) in Francia.

Il congresso del PS, spalmato su due giorni, è caratterizzato da un nuovo concetto economico e dal lancio di un’iniziativa popolare per ridurre l’onere finanziario dei premi dell’assicurazione malattia.

Nel documento chiamato “La nostra economia” si chiede ad esempio l’introduzione graduale della settimana lavorativa di 35 ore, sei settimane di vacanza per tutti e un salario minimo nazionale di 22 franchi all’ora. Altre rivendicazioni sono il divieto di licenziare i dipendenti con almeno 55 anni di età e più di dieci anni di servizio alle spalle, un congedo parentale di almeno 38 settimane e l’attuazione della parità salariale tra i sessi. Domani i delegati si esprimeranno in merito all’iniziativa sui premi, che intende limitarli a massimo il 10% del reddito disponibile.

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