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PS per un esercito di 10’000 militi

(Keystone-ATS) Un esercito di 10’000 soldati per un costo di 3,5 miliardi di franchi: perizia alla mano, il Partito socialista (PS) ha presentato stamani un nuovo modello. Esso deve contribuire a rilanciare il dibattito nell’imminenza delle decisioni parlamentari.

Settimana prossima, la competente commissione del Nazionale e successivamente – in settembre – il plenum si pronunceranno sul concetto adottato in giugno dagli Stati: 100’000 militi per un costo di 5,1 miliardi. La Camera dei cantoni aveva anche rivendicato un finanziamento speciale per l’acquisto di 22 nuovi velivoli da combattimento (fino a 5 miliardi) e per colmare le lacune nel materiale (1,2 miliardi).

Ebbene, per il PS queste decisioni sono sproporzionate, troppo care e appartengono al passato. Sono state prese “guardando nel retrovisore”, ha criticato in una conferenza stampa il consigliere nazionale Eric Voruz (VD). Per ottenere soldi, il Dipartimento della difesa (DDPS) ha fatto capo ad astuzie deplorevoli, ha aggiunto la sua collega Evi Allemann (BE). In tutti i modelli proposti – ha asserito – ha mantenuto lo stesso numero annuale di reclute, di salariati e di brigate di combattimento.

Sulla base di uno studio dell’esperto tedesco Lutz Unterseher, i socialisti propongono un’altra soluzione: l’esercito si concentrerebbe sul controllo della sovranità aerea (senza acquisto di nuovi apparecchi) e sulle missioni all’estero (fino a 2000 soldati). Gli effettivi salirebbero da 10 a 50 mila militi in caso di necessità. L’obbligo di servire verrebbe abolito e l’esercito sarebbe composto di militi di carriera. Con i soldi risparmiati si potrebbero finanziare gli aumenti degli effettivi delle polizie.

Questa opzione sarà presentata in commissione sotto forma di postulato o di mozione. Per quanto riguarda il decreto federale sottoposto al parlamento, il PS sosterrà la versione meno cara: 60’000 soldati e 4,1 miliardi di franchi. Se dovesse spuntarla la soluzione del Consiglio degli Stati, i socialisti potrebbero ricorrere al referendum sulle future revisioni legislative, chieste dal decreto attualmente in discussione.

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