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Pugno duro di Cameron sui migranti

(Keystone-ATS) David Cameron mostra i muscoli sull’immigrazione e lo fa annunciando un piano che prevede anche il sequestro di polizia delle paghe in nero dei migranti e norme più restrittive per ridurne l’afflusso, malgrado i timori del mondo del business.

Il premier conservatore conta così di mantenere la promessa, fino ad oggi del tutto disattesa, di ridurre l’immigrazione netta nel Regno Unito a decine di migliaia di persone l’anno. Ma i dati pubblicati oggi dall’Ufficio nazionale di statistica sono lontani anni luce dal target del governo conservatore: 318.000 i migranti in più entrati in modo legale nel Regno Unito nel 2014, una cifra record dal 2005, 109.000 persone in più del 2013.

Non ci sono dati ufficiali, invece, su chi arriva in modo illegale nel Paese. Cameron comunque non demorde e parlando dalla sede dell’Home Office alla stampa e ai dipendenti del ministero ha spiegato i punti della sua Immigration Bill, sottolineando che è fra le priorità dell’esecutivo da poco rimessosi al lavoro dopo la vittoria elettorale e senza più l'”ostacolo”, come ha sottolineato lo stesso premier, degli alleati di governo Libdem che si opponevano a interventi draconiani in fatto di migranti e Ue.

“Un Paese forte non è quello che alza le barriere, è quello che controlla nel modo giusto l’immigrazione”, ha detto Cameron. “Il nostro approccio sarà più duro, giusto e rapido. Metterà fine alle case piene di lavoratori illegali, fermerà la gente che rallenta l’espulsione con appelli pretestuosi, darà ai britannici le capacità per fare i lavori di cui abbiamo bisogno”.

Nel suo intervento il leader tory ha anche sottolineato che il Regno Unito resta un esempio di società interrazziale e che resta aperto ai talenti in arrivo da tutto il mondo e soprattutto che si può avere anche una forte crescita economica pur riportando l’immigrazione al di sotto dei 100mila ingressi l’anno, come ai livelli “sostenibili” degli anni Novanta.

Fra le misure previste, espulsioni più facili, migranti illegali controllati dal braccialetto elettronico, il divieto per le società e le agenzie interinali di assumere all’estero senza aver pubblicato l’annuncio di lavoro in Gran Bretagna e la creazione di una ‘Immigration Taskforce’, guidata dal primo ministro in persona, che farà da supervisione all’applicazione della nuova legge.

I critici però sottolineano che il giro di vite non riguarda l’immigrazione legale, quella in costante crescita in particolare dall’Unione europea e che vede l’Italia come uno dei primi Paesi di partenza. Cameron conta di ridurre questi numeri modificando le regole del welfare in modo da obbligare chi arriva dall’Ue in cerca di lavoro a lasciare il Paese dopo sei mesi se non ha trovato un impiego, oltre a un blocco dei sussidi di disoccupazione per quattro anni.

Banco di prova saranno però i negoziati per il rimpatrio dei poteri da Bruxelles a Londra dove le limitazioni proposte da Cameron nei confronti di cittadini comunitari potrebbero cozzare contro il principio di libera circolazione, che le autorità europee giudicano come inviolabile.

Il piano del primo ministro arriva mentre cresce l’allarmismo sull’immigrazione fra i media. Il Times ha ‘sparato’ in prima pagina la notizia, su cui sono emersi molti dubbi, che uno dei terroristi nel commando che ha assaltato il museo del Bardo in Tunisia sia arrivato in Italia come ‘infiltrato’ fra i migranti. Grande rilievo anche alla vicenda dei 10 immigrati giunti in Gran Bretagna “nel lusso”, nascosti nei bagagliai di nuove Maserati che venivano trasportate in Inghilterra.

L’immigrazione e l’Europa sono diventati un motivo di confronto anche fra il governo e il mondo dell’imprenditoria, dove si riuniscono i ‘grandi elettori’ del partito conservatore alla guida del Paese. Questi hanno più volte ammonito sui rischi di porre limiti alla possibilità di assumere manodopera straniera, oltre che di una ‘Brexit’, che isolerebbe il Paese dal fondamentale mercato europeo.

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