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Pugno duro UE contro multinazionali che evadono

(Keystone-ATS) La guerra dell’Europa contro le multinazionali che evadono il fisco segna oggi una nuova tappa con il pacchetto anti-evasione messo a punto dalla Commissione europea.

L’obiettivo è allineare il più possibile la normativa dei 28 Paesi per mettere fine alla pianificazione fiscale ‘aggressiva’, o ottimizzazione, che le aziende transnazionali oggi sono in grado di fare sfruttando proprio le lacune di 28 sistemi diversi.

“Ogni anno si perdono tra 50 e 70 miliardi di euro per l’evasione, denaro che potrebbe essere utilizzato per i servizi pubblici come scuole ed ospedali. Le aziende oneste, come risultato, finiscono col pagare più tasse. È inaccettabile e stiamo agendo per cambiare”, ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici presentando il pacchetto che ha fortemente voluto fin dall’inizio del suo mandato.

Moscovici spiega che le sue proposte nascono da una semplice idea di giustizia: le aziende devono pagare laddove realizzano i profitti. Non come è successo finora, con casi eclatanti come quello di Starbucks in Olanda che spostava i profitti dalla casa madre alle filiali di altri Paesi dove la tassazione è più conveniente.

Il ‘profit shifting’ è proprio uno dei più comuni metodi usati dalle aziende per eludere il fisco, finito nel mirino di Bruxelles assieme al rimpatrio di dividendi realizzati in un Paese terzo e mai tassati né fuori Ue né in casa, e alle aziende che sfruttano la deducibilità dei tassi d’interesse sui prestiti, facendoli tra sede centrale e filiali.

Una simile evasione, ha spiegato Moscovici, finora ha comportato un onere del 30% in più per le imprese oneste. Ma ora “sono finiti i giorni in cui le imprese abbattevano le tasse a scapito dei contribuenti e delle altre aziende”. Nel pacchetto che intende riportare una tassazione “equa e giusta”, ci sono quindi misure vincolanti come un limite alla deducibilità degli interessi, c’è poi una raccomandazione agli Stati su come prevenire gli abusi dei loro trattati fiscali, una proposta che chiede ai Paesi membri di condividere le informazioni relative alle tasse delle aziende, e un nuovo procedimento per individuare i Paesi terzi che rifiutano la concorrenza equa in materia di tassazione. C’è, infatti, anche un problema extra Ue, perché spesso le multinazionali parcheggiano i profitti realizzati in Europa in filiali fuori dal territorio dei 28, dove non vengono tassati.

Le proposte dovranno passare ora al Consiglio per l’approvazione e al Parlamento Ue per una consultazione. Gli eurodeputati sono perlopiù positivi: “Un primo passo nella giusta direzione” per i socialisti, secondo il Ppe è invece “il momento della verità dove si vedrà quali Stati vogliono davvero combattere l’evasione”, mentre per i Verdi è un passo “incompleto”.

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