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Renzi annuncia: dal 2016 via le tasse dalla prima casa

(Keystone-ATS) Via dal 2016 la tassa sulla prima casa tanto odiata dagli italiani. Nel 2017 l’imposta sul reddito delle società (Ires) e l’imposta regionale sulle attività produttive (Irap). Nel 2018 le pensioni. È un piano da 45 miliardi di euro la carta del rilancio di Renzi.

Tra i padiglioni di Expo i “musi lunghi” della minoranza sono venuti a mostrargli le falle del Partito democratico (Pd), il calo di consensi delle regionali e rimproverargli una deviazione a destra. Ma il premier italiano Matteo Renzi li scavalca e parla all’Italia. Con promesse ‘pesanti’: trasformare “l’inversione di rotta” in “salto di qualità” sulle riforme e l’esperimento degli 80 euro in “una rivoluzione copernicana del fisco” che faccia volare non solo l’economia ma anche il consenso del Pd, “mai più partito delle tasse”.

“Kairos: cogliere il momento propizio che abbiamo davanti”. Lo dice in greco, il segretario-premier. È questo lo spirito che pervade il discorso di un’ora e venti con cui apre l’assemblea del Partito democratico. Alle spalle ci sono le “preoccupazioni” del passato e il successo di aver “sbloccato dalla palude le riforme” riportando l’Italia a essere “colonna” dell’Europa.

Il taglio delle tasse è considerata una priorità politica. Perché “abbiamo fame di crescita, benessere, lavoro”. E nel 2016, con la legge di stabilità del prossimo autunno, si partirà dall’abolizione dell’imposta municipale unica (Imu) sulla prima casa, perché “l’80% degli italiani ha la casa di proprietà e se sbloccata può far ripartire la fiducia”. Il governo lo farà, rispettando i parametri di Maastricht, a partire dal vincolo del 3% e continuando a ridurre il debito, per non gravare sulle prossime generazioni.

Il risultato sarà, spiega, una “sforbiciata” alle tasse “senza paragoni” che i suoi stimano di 5 miliardi nel 2016, 20 nel 2017 e 20 nel 2018. Cifre che si aggiungono ai 20 mld “non spesi” di investimenti per infrastrutture che Renzi si impegna a spendere entro il 2016.

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