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Residenze secondarie, terminato l’iter legislativo

(Keystone-ATS) L’esame parlamentare della legge d’applicazione dell’articolo costituzionale che limita le residenze secondarie è concluso. Oggi il Consiglio nazionale ha tacitamente eliminato le ultime divergenze che l’opponevano agli Stati. La nuova legislazione dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2016 e sostituirà l’ordinanza attualmente in vigore.

Le divergenze rimanenti erano quattro, tutte di minore portata. Sui punti principali le due Camere avevano infatti già trovato un accordo in precedenza, accordo basato su un compromesso raggiunto fuori dall’aula del Parlamento tra Vera Weber, la figlia dell’ecologista Franz Weber, e i partiti PLR-UDC.

Oggi la Camera del popolo ha così deciso che anche i comuni con poche case di vacanza dovranno tenere un inventario degli alloggi. Inizialmente il Nazionale voleva esentarli da questo obbligo, gli Stati si erano però opposti ricordando che su questo punto l’articolo costituzionale votato con l’iniziativa Weber è chiaro.

Il Nazionale ha pure rinunciato a considerare residenze principali le case di vacanza messe a disposizione su una piattaforma commerciale, e il diritto al riesame dei progetti di costruzione respinti prima del 2013 sarà limitato.

L’ultima divergenza riguardava la parziale trasformazione dei vecchi hotel non più redditizi. Potrà essere riutilizzato come abitazione di vacanza il 50% della superficie utile principale. Il Nazionale aveva proposto inizialmente il 50% della superficie lorda al suolo, ma gli Stati avevano fatto notare che tale definizione è problematica dal punto di vista giuridico. Quella approvata oggi ha invece il vantaggio di essere riconosciuta dalla SIA” (la Società svizzera degli ingegneri e architetti, ndr), ha spiegato Yannick Buttet (PPD/VS) a nome della commissione.

L’11 marzo 2012, il 50,6% dei votanti e 13,5 cantoni approvarono l’iniziativa popolare “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!”. Questa prevede che la quota di abitazioni secondarie rispetto al totale delle unità abitative di un comune non può superare il 20%.

Nel discutere la legge d’applicazione, il governo prima, il Consiglio degli Stati poi, ma soprattutto la commissione preparatoria del Nazionale avevano optato per una attuazione alquanto edulcorata. Particolarmente scontenta dell’andamento dei lavori parlamentari, l’associazione Helvetia Nostra all’origine dell’iniziativa aveva allora apertamente dichiarato di voler lanciare il referendum.

Per scongiurare tale eventualità, la sua presidente Vera Weber si è incontrata lunedì della settimana scorsa nella sala 6 di Palazzo federale con i presidenti dei gruppi parlamentari UDC Adrian Amstutz (UDC/BE) e PLR Gabi Huber (PLR/UR). Dalla riunione è emerso un “patto di non aggressione”: se il Parlamento avesse accettato una versione più restrittiva di quanto aveva fino a quel momento proposto, Helvetia Nostra si sarebbe impegnata a non lanciare il referendum.

Il giorno dopo, come da copione, il Parlamento ha approvato a larga maggioranza i tre interventi individuali di Amstutz e Huber. Solo PPD e PBD avrebbero voluto continuare sulla via tracciata dalla commissione che prevedeva una soluzione molto meno restrittiva.

Di conseguenza, la possibilità di realizzare nuove abitazioni sfruttate a scopi turistici è stata ridotta. Il proprietario sarà così obbligato ad affittare questi alloggi attraverso una struttura ricettiva organizzata, non basterà la disponibilità a farlo.

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