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Riapre chiesa strage Charleston, “no a odio e razzismo”

(Keystone-ATS) “Nessun diavolo può chiudere le nostre porte”. “Diciamo no all’odio. Diciamo no al razzismo. Diciamo no alle divisioni. Diciamo sì alla riconciliazione e no alla perdita di speranza”. La chiesa di Charleston riapre dopo la strage a opera di Dylann Roof.

È gremita, così come sono gremite le strade della città che piombano in un silenzio assoluto quando le campane iniziano a rintoccare per nove minuti, uno in ricordo di ogni vittima. Dall’altare si susseguono interventi toccanti, che ricordano quanto accaduto senza abbandonare la speranza ma anche senza mollare: “Il sangue” delle vittime “ci richiede di restare sul campo di battaglia fino a quando non ci saranno più battaglie da combattere”.

Mentre Charleston è ferma in ricordo delle nove vittime, la polizia riceve l’allarme di un pacco sospetto al centro di detenzione Cannon. Ma è un falso allarme: il pacco si rivela solo una trappola per topi. Ma la strage della chiesa non rallenta la violenza negli Stati Uniti: nella notte fra sabato e domenica alcune sparatorie, due a Philadelphia e una a Detroit, hanno creato panico.

Gli incidenti sono avvenuti durante due feste di quartiere e potevano essere altre stragi. A Philadelphia il bilancio è di almeno tre morti e nove feriti, fra i quali un bambino di 18 mesi. I sospettati sarebbe due afroamericani ventenni, uno tatuato e con indosso una maglietta gialla, e un altro vestito con jeans e maglietta nera.

Momenti di tensione si sono avuti anche Detroit: nel corso di una festa di quartiere alla quale partecipavano 400 persone, qualcuno ha aperto il fuoco causando un morto e nove feriti. I colpi sarebbero giunti da due diverse armi da fuoco di cui una semi-automatica. Le autorità indagano ma al momento non è chiaro il motivo della sparatoria e si ritiene che la vittima e i feriti non fossero il target.

Scene di sangue che si contrappongono al tentativo di ritorno alla normalità di Charleston. La messa con cui si è celebrata la riapertura della Chiesa si è aperta con un lungo applauso, una standing ovation per le vittime. Mentre molti cercano risposte e si chiedono il perché dell’accaduto “chi conosce Gesù può guardare dalla finestra della sua fede e vedere speranza, luce”, dice uno dei sacerdoti dall’altare.

Presente anche il governatore del South Carolina, Nikki Haley, alla quale erano rivolti alcuni dei cartelli posti insieme ai fiori fuori dalla Chiesa per chiederle di rimuovere la bandiera confederata. Assente invece la famiglia del killer, che ha partecipato a una messa presso una chiesa luterana. “Sono scossi. Ma la loro fede è forte”, commenta il vescovo Herman Yoos.

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